UN’ALTRA SPECIE ANTROPOLOGICA

tommaso-padoa-schioppaÈ un vero peccato che la qualifica di “servitore dello Stato” sia così abusata e usurata (qualunque politico che muore viene salutato  così dalle massime cariche politiche, militari e religiose). Perché Tommaso Padoa-Schioppa, rara avis, la meritava davvero. La prima volta che lo vidi (non ci conoscevamo) fu tre anni fa alla  libreria Feltrinelli dell’aeroporto di Fiumicino durante il secondo  governo Prodi, quando lui era ministro dell’Economia. Gironzolava  serafico tra gli scaffali col suo loden verde, il cappello di panno,  la borsa di pelle in mano, i giornali sotto il braccio. Mi guardai  intorno alla ricerca della scorta, almeno del portaborse se non di  quel corteo di assistenti, addetti stampa, reggicoda e portaombrelli  che di solito accompagna qualunque politico. Niente, nemmeno l’ombra,  solo lui. Lo conobbi a Parigi quando non era più ministro grazie a  Barbara Spinelli, la sua compagna, a cena con Antonio Tabucchi. E  scoprii l’esistenza di una specie antropologica che temevo ormai  estinta: quella dei gentiluomini.  Era davvero – come l’aveva definito vent’anni fa un suo collega  inglese, Bernard Connolly – “un italiano paurosamente  intelligente” (infatti, con pochi altri grandi come Delors, Ciampi e  Duisenberg, aveva inventato l’euro, cioè aveva salvato preventivamente  l’Italia, checché ne dicano alcuni imbecilli complottisti sul Web).  Talmente intelligente da non farlo minimamente pesare, diluendo la  materia grigia in una gentilezza, in un’affabilità e in una simpatia  che mettevano a proprio agio anche le persone appena conosciute. Lo  rividi più volte nella casa romana che divideva con Barbara, un anno e  mezzo fa, insieme ad Antonio Padellaro e a Peter Gomez. Furono tra i  primi, lui e Barbara, ai quali parlammo della nostra folle idea di  fondare un nuovo giornale. “Di carta?”, ci domandò lui incuriosito,  mentre tutta Europa intonava il De Profundis per la carta stampata.  “Sì, di carta, ma diverso da tutti gli altri”. Ci ascoltò senza fiatare e, più che darci i suggerimenti che ci attendevamo, ci lasciò parlare. Alla fine raccomandò: “Vi raccomando le pagine economiche. Più ancora che sulla politica, è sull’economia che potete fare la differenza: in genere le pagine economiche dei giornali italiani sono spazi pubblicitari per le banche e le grandi aziende, spesso ben pagati. Voi dovete raccontare quello che gli altri non possono o non vogliono raccontare, e vi garantisco che è una prateria sterminata”. Ci abbiamo provato. “Vedo che state seguendo il mio consiglio”, mi disse nel maggio scorso, alla Fiera del Libro di Torino. Ora i siti e i giornali lo ricordano soprattutto per le due celebri esternazioni da ministro: quella sui “bamboccioni” da “mandare fuori di casa” e quella sulle “tasse bellissime”.   Confinare Padoa-Schioppa in quelle due battute sarebbe assurdo e riduttivo. Nel 2006 aveva iniziato a risanare i conti pubblici e a far pagare le tasse agli evasori (oltre ad aver preparato l’unica soluzione credibile per Alitalia: la fusione con Airfrance): la caduta del governo Prodi nel gennaio 2008 lo colse a metà del guado, prima che potesse  redistribuire i tesoretti così ricavati, ma in tempo perché qualche idiota potesse dipingerlo come un ragioniere senza respiro (proprio lui che pensava europeo e aveva scritto un libro su “La veduta corta”  di troppi politici mordi-e-fuggi). In ogni caso bastano quelle due battute per cogliere la sua cifra. Soprattutto quella sulle tasse: “Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di  contribuire tutti insieme ai beni indispensabili per tutti”. In 16 anni di cosiddetta Seconda Repubblica, nessuno ha mai detto  nulla di tanto coraggioso, illuminato e “pubblico” nel miglior senso  del termine: prima si fan pagare le tasse a chi non le paga, poi si potrà ridurle a chi le paga. Infatti, per quella frase, fu crocifisso  dai berlusconiani di destra e di sinistra (gli ultimi due sono stati  Matteo Renzi e Nichi Vendola). Tutta gente così intrisa di berlusconismo più o meno consapevole, da non capire che l’Italia uscirà dall’incubo solo quando si pulirà la mente e la bocca dal pensiero unico Mediaset e ritroverà, anzi troverà un minimo senso dello Stato, del dovere, della comunità. Padoa-Schioppa l’aveva dentro di sé e ogni tanto ce ne regalava una goccia. Per questo mancherà a molti, anche a chi non se ne accorgerà.

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