UNA SCRITTA INFELICE AL PORTO CONTRO I MILANESI

image160Egregio signor nessuno – inizia così una simpatica lettera che il giornalista milanese, Ruggero Vota, affezionato frequentatore da oltre vent’anni delle estate civitanovesi ci ha inviato – che hai fatto mettere alla fine del molo nord del porto di Civitanova Marche la targa con la scritta “O fra…che tte sa li milanesi!” (nella foto). certamente sei una persona ricca e potente. Non deve esserti costato poco incidere un così nobile pensiero nell’acciaio e avrai sicuramente esercitato non poche pressioni presso coloro che gestiscono questo luogo pubblico per cementare tra gli scogli e la massicciata del molo questa “opera” dell’ingegno.
Chissà come il tuo ego si sentirà ripagato dall’adulazione dei tuoi amici all’ora dell’aperitivo e quanti di questi invece, purtroppo, d’ora in poi cercheranno di emulare un gesto di esibizione di ricchezza e potenza così originale con altre idee “geniali” come questa.
Non si può negare certamente il fatto che di fronte a un panorama in cui il mare è il protagonista principale, insieme alla lunga striscia di terra delle spiagge che va a ricongiungersi sullo sfondo nella maestosità del Cònero, l’animo umano può reagire in modo diverso… A qualcuno può venire in mente i versi del Poeta che per primo fece conoscere le bellezze delle Marche, e di questo territorio in particolare – …e naufragar me dolce in questo mare – ad altri evidentemente fa venire in mente il conte Mascetti che alla vista da piazzale Michelangelo della Firenze alluvionata del 1966 esclama:
‘Che schifo sembra Venezia’.
Egregio signor nessuno la tua opera non evoca nessuna suggestione, nessuna bellezza, nessuna riflessione morale sul valore della natura, sulla gradevolezza del paesaggio, nonostante comunque alcuni interventi ne deturpino l’armonia. Nessun uomo e nessuna donna si sentiranno meglio dopo aver letto questa targa, nessuno penserà al senso di appartenenza all’umanità che la bellezza ha il potere di evocare nel cuore e nelle menti delle persone… Un sentimento che è di tutti, del ricco e del povero, dell’abitante di ogni luogo e del turista o del venditore ambulante che si aggira nelle spiagge…
Il tuo gesto semplicemente assurge ad opera d’arte (?) lo sberleffo, il sarcasmo fine a se stesso, l’esibizione delle proprie possibilità e non certo la grandezza del dono che inorgoglisce
una comunità.
Certo perché le prime vittime di questa opera sono innanzitutto i civitanovesi stessi, cittadini operosi che si dimostrano accoglienti, disponibili, amichevoli… Sempre pronti a dare un’indicazione
utile, a farsi in quattro per risolvere ogni difficoltà, a condividere momenti di felicità e ad aprire i loro animi al confronto con scherzosa ironia.
Non fa giustizia nemmeno ai tanti lavoratori del mare che sia nel passato così come oggi hanno fatto grande Civitanova, facendo un lavoro duro, faticoso, pericoloso, sacrificando alcune volte la vita per poter dare da vivere alle proprie famiglie… Ecco sul molo nord di Civitanova avrei preferito leggere una targa dedicata ai sacrifici di pescatori e marinai.

Una risposta

  1. Annapaola Turri ha detto:

    Il paese dei Balocchi

    Oggi a Fermo un imprenditore ha ucciso due operai che non venivano pagati da tempo e che lo avevano minacciato con un piccone.

    Anche le Marche non sono il Paese dei Balocchi.

    Ovunque c’è tensione e serenità, pace e lotta, bontà e intolleranza, fretta e flemma.
    Ogni popolo vive la propria vita come vuole, o piuttosto, come può. Non esiste la ricetta della felicità universale, esistono solo piccole felicità da vivere soli o insieme, piccoli momenti preziosi che danno luce a tutto. Pensare che il “Fra’ milanese” non abbia capito nulla della vita, che la sua fretta gli impedisca di conoscere il sapore della serenità, è sciocco e superficiale. Come sarebbe sciocco e arrogante pensare che “U’ marchigià” sia indolente o inconcludente, gretto o avaro, aggressivo e assassino.

    Forse è meglio non scriverle certe frasi, e nemmeno pensarle.

    Qualcuno sul porto ha scritto delle parole superbe e sciocche, così in contrasto con quelle sgrammaticate, fresche e felici del muro che sta di fronte: Io e tu 50 e 50.

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