UNA FAMIGLIA DA MANTENERE CON 400 EURO AL MESE

dipesrataDal Corriere Adriatico del 28 maggio 2010:
“Vi prego aiutatemi, sono disperata e stanca di vivere. Con 400 euro al mese, l’ invalidità che percepisce mio marito, riesco a mala pena a far mangiare i miei figli”.
Angosciata dalla consapevolezza di non riuscire a superare neanche la metà del mese, stressata dal pensiero di dover cercare soldi per provvedere al pagamento delle bollette, L.S, mamma civitanovese di due figli e moglie di un invalido al cento per cento, lancia un accorato appello “a chiunque abbia un minimo di sensibilità. A chiunque – dice – voglia salvare me e la mia famiglia dalla più assoluta disperazione”. Una vita difficile la loro, piombata nella povertà quando nel 2006, il marito, oggi 63 enne, per via di una malattia, è stato costretto a chiudere l’azienda di famiglia che produceva fondi per calzature. “Affetto dal diabete – racconta la donna dal suo appartamento – ha dovuto fare i conti prima con un’infezione al piede destro poi, una volta guarita, è stato colpito al piede sinistro, oggi amputato quasi completamente. E come se non bastasse sta gradualmente perdendo la vista”. Continue visite da un ospedale all’altro, quotidiane richieste di aiuto “affinchè qualche anima buona ci aiutasse” e tante preghiere per far sì che suo figlio, il più grande, riesca a trovare un qualsiasi lavoro per dare una mano in famiglia. “Purtroppo – continua a ripetere – tanti colloqui, ma nulla di concreto. Tutti gli dicono le faremo sapere. Ma quando?”. L. ha bussato ovunque. Nella parrocchia del quartiere, alla porta del Comune, dei parenti “che oggi non sono più in grado di aiutarmi. Abbiamo usufruito della social card, di qualche pacco alimentare. Martedì – continua – sono andata di nuovo dagli assistenti sociali, ma seppur gentili, mi hanno detto che dalla legge 30 non devo aspettarmi più di tanto. Il mondo mi è crollato addosso”. La donna ha un’ultima speranza: “Non mi rimane altro che sperare in un gesto di solidarietà da parte di chiunque abbia intenzione di aiutarci”.
Storie di crisi, queste, che lasciano l’amaro in bocca, che dipingono l’altra faccia di una città, Civitanova, che non è solo ricchezza, dinamicità e benessere. Quante persone restano nel silenzio aspettando un domani migliore. Quante famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese? In quanti stanno perdendo o cercando un lavoro? Fausto F., l’ex operaio di 55 anni che si ucciso gettandosi dalla finestra del suo appartamento perché non riusciva più a pagare l’affitto, insegna. La vita a volta riesce a essere terribilmente spietata.

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