RADIOCRONACHE RAI: QUALCUNO PARLA TROPPO VELOCE

Giorni fa volevo ascoltare in radio la cronaca di Bayer Leverkusen – Roma, finita con il rocambolesco 4-4, ma ho trovato tanta difficoltà in quanto il cronista RAI descriveva le azioni di gioco con tale rapidità e con tanti particolari secondari che non riuscivo a seguire gli aspetti del gioco, per cui, a malincuore, anche se non sono tifoso giallorosso, ho preferito rinunciarvi. Nei TG successivi ha appreso l’esito di quell’incontro di Champions League e mi sono permesso di inviare una civilissima osservazione alla redazione della rubrica serale “Zona Cesarini” nella quale esponevo un chiaro malcontento per come quel giornalista gestiva le radiocronache che gli venivano assegnate. “Due radiocronache, quella di martedì, 20 ottobre, e l’altra di mercoledì, del giorno successivo – avevo detto -, due stili profondamente diversi. Il primo, insopportabile, per via della frenesia della cronaca che determina, soprattutto in noi anziani, l’impossibilità di seguire il racconto di un avvenimento sportivo che non abbisogna di tante sfaccettature, il secondo comprensibilissimo e che, risultato a parte, rende l’ascolto piacevole”.
In realtà il vezzo di parlare veloce è sempre più ricorrente anche da parte di giornalisti TV e a tale proposito c’è stato tempo fa un simpatico approfondimento del notissimo ex direttore, ora seguitissimo opinionista di Venerdì di Repubblica, Piero Ottone, il quale lasciava intendere la sua contrarietà a questa “moda”, che alcuni fanno propria per apparire moderni.
Con rapidità stupefacente, mi è giunta questa risposta che riporto integralmente: “Gentile sig. De Seriis, quanti sono nel mondo dello sporti casi dualismo che hanno diviso gli appassionati? Bartali e Coppi, Ovett e Coe, Rivera e Mazzola… E nel mondo della cultura? Callas e Tebaldi, Fellini e Visconti, Pavese e Vittorini… potrei continuare all’infinito. Gli stessi Ameri e Ciotti hanno diviso gli appassionati di calcio alla radio. Le confesso. Avendo avuto l’immensa fortuna di essere un loro allievo, li amo entrambi. Immensamente. Ma nel mio lavoro di radiocronista mi sono ispirato più ad Ameri che a Ciotti. Da quel che leggo lei si schiera con Delfino. Ma altri ascoltatori preferiscono Repice. E le assicuro che sono tanti. Perché dovrei impedire loro di ascoltare Repice? Meglio che lavorino entrambi, che esprimano le loro diverse caratteristiche. E che ognuno degli ascoltatori ne elegga uno a suo favorito. Non trova? Grazie per la fedeltà a Radio1. Riccardo Cucchi”.
Devo precisare che nella mia segnalazione non avevo fatto nomi e se avessi deciso di farlo, fra quelli ai quali avrei dato il massimo dei voti, ci sarebbe stato sicuramente Cucchi, che ringrazio per la risposta, e certamente la straordinaria e dolcissima Maria Grazia Capulli che ci ha lasciati proprio in questi giorni. Naturalmente, continuerò sempre ad apprezzare il lavoro utile e importante che la RAI porta avanti.

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