POPSOPHIA LASCIA CIVITANOVA. È UN AFFRONTO O UNA LIBERAZIONE?

popsophia_serata_conclusiva-3I civitanovesi discutono in questi giorni sul casus belli del momento, sul fulmine a ciel sereno, come hanno titolato i giornali, che ha squarciato la calma quasi piatta della città.

La sorpresa è reale. L’edizione 2012, la seconda, ha registrato complessivamente una buona partecipazione e una varietà di proposte, e si è chiusa con l’annuncio di una virata europea per la successiva edizione.
Nulla faceva presagire questa svolta, che va ricordato non sembra essere ancora definitiva.
Qualche politico coglie subito l’occasione per strumentalizzare la questione e denuncia, senza reali contenuti, l’attuale maggioranza di essersi resa responsabile di questa decisione, dimenticando che se oggi è praticabile lo si deve alla inettitudine e alla leggerezza della giunta Mobili, che non si è minimamente preoccupata di definire una qualsivoglia forma di tutela verso la Città, lasciando il marchio proprietà di un privato che ovviamente ne può gestire in modo autonomo, fatta salva la correttezza delle relazioni.
Le critiche principali che sono state rivolte alla manifestazione in questo anno e mezzo sono state innanzitutto economiche: oltre alla prima richiesta, tardivamente accolta, di fare trasparenza sui conti, il fuoco si accentra sull’importo a dir poco considerevole che il festival brucia nell’arco di un mese. Una concentrazione di denaro che inevitabilmente fagocita gran parte delle risorse disponibili sia pubbliche che private e che di conseguenza limita la possibilità di progettare altre iniziative di rilievo.
“E’ un Festival non legato alla città e caduto dall’alto”, una frase ricorrente quando l’argomento è Popsophia. Non basta coinvolgere artisti della città per creare appartenenza, la struttura del festival personalistica, e potremmo anche dire familiare sapendo di non mentire, costringe a un tempo di attesa più lungo per ottenere quell’obiettivo di adesione e legame. Disposti a pazientare!
Sui contenuti e gli ospiti le critiche sono state altrettanto aspre: dall’arrivo in pompa magna di Platinette lo scorso anno, a quello di Pupo di questa estate, passando per la pornostar Nappi, il dibattito è stato acceso tra chi ha dovuto motivare e giustificare il senso “pop” di quelle scelte e chi al contrario non è riuscito ad accettarlo. Nel mezzo forse ci sarebbe una maggiore sobrietà che non porti a infilare tutto indistintamente in quel gran calderone che sembra essere il “pop”.
Bisogna ammettere che l’annuncio, dato dalla stampa in questi giorni, della presenza di Nicole Minetti per la prossima ipotetica edizione crea una reazione oscillante tra l’incomprensibile e l’indignazione e fa valutare con maggiore lucidità il momento nebbioso sulla destinazione del festival.
L’affronto alla città è reale, palpabile. Civitanova ha dato spazio, denaro, visibilità e ora viene ripagata con un comunicato stampa di arrivederci. Tutti sono a chiedersi cosa sta succedendo, ma la notizia della Minetti fa insinuare nelle pieghe dei pensieri anche un senso altrettanto palpabile di liberazione. Non dovremo più leggere giustificazioni e motivazioni sull’essenza “pop” anche di questo personaggio, che va ricordato avrebbe dovuto dimettersi perché indagata, invece a soli 27 anni sta per prendere un vitalizio.
Popsophia ha avuto ed ha tanti meriti, e diversi difetti, se dovesse lasciare Civitanova non si può che augurarle buona fortuna, la stessa però che deve essere augurata alla nostra città, che sappia cogliere l’opportunità che nasce da questa liberazione, che sappia mettere in campo le sue menti migliori, che sappia elaborare, con le risorse che si svincolano, un progetto culturale aderente alle sue necessità, non necessariamente pop.

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