IL SINDACO DI CivitanIVA

Dire che Civitanova ha il record di partite Iva è come dire che la Cina ha il record di comunisti. Un’ovvietà, fotografia di un trend che resiste da parecchi anni ed è dunque politicamente incauto, come fa il sindaco, agguantare i dati della Camera di Commercio per cucirseli addosso con la solita propaganda. Civitanova è da sempre economicamente vivace. Dalle tute blu dei cecchettari, passando per la tradizione marinara e l’epopea calzaturiera, fino a diventare polo commerciale, la città ha nei decenni mutato pelle, ma ha sempre avuto un altro passo in provincia e perfino in regione. Si metta il cuore in pace Ciarapica, che il popolo dell’Iva non lo moltiplica lui. Lui, per ora, moltiplica solo le tasse e i parcheggi a pagamento. Se poi il sindaco studiasse scoprirebbe che, insieme alla dinamicità imprenditoriale, quei numeri raccontano che molte partite Iva sono intestate a giovani costretti a dotarsene dalle dinamiche del mercato del lavoro. Scrutando i dati si imbatterebbe pure in interessanti contraddizioni. Il reddito medio annuo procapite a Civitanova è inferiore a quello di Macerata, pure descritta come sonnacchiosa e abitata da noiosi travet. Ma, i dati Irpef diffusi dal Ministero delle Finanze dicono che i pistacoppi, con i loro stipendiucci da impiegati, sono più ricchi dei commercianti e industriali della costa. Mistero che magari si spiega buttando l’occhio sulle dichiarazioni dei redditi di certi politici di destra, assessori e consiglieri comunali dotati di partita Iva e Suv, ma che percepiscono guadagni annui così esigui (sono pubblici e consultabili nel sito internet del Comune) da meritare il reddito di cittadinanza grillino. Eccezioni, evidentemente, rispetto a quel Dna imprenditoriale che il sindaco maneggia per i suoi spot, così convinto di essere lui il motore dell’economia cittadina, il concime per la crescita delle partite Iva, da aver deciso di portare in giunta la proposta di cambiare nome alla città: non più Civitanova, ma CivitanIVA.
Robespierre

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