Di Maurizio Gennari
Era la notte di Natale, la vigilia, poche ore prima della mezzanotte del 25 dicembre del 1914.
Sul fronte alsaziano combattevano contrapposti nelle proprie trincee, i soldati prussiani contro quelli scozzesi, coadiuvati da un reggimento francese.
C’era la neve quella notte di ben 96 anni fa, e ragazzi ventenni passavano le festività lontani dai loro cari. Per qualcuno dei più giovani, forse era la prima volta. Sicuramente molti affidavano ad un foglio di quaderno e ad un mozzicone di lapis, i loro pensieri, il loro stato d’animo, il loro disagio insieme alla loro paura, unita alla speranza di riabbracciare presto i loro cari.
Condividevano la loro trincea con topi, fango e pidocchi e sempre molta fame nello stomaco.
La tragedia d’Europa si stava consumando in quel nefasto 1914 attraverso le scellerate tattiche militari e politiche nella Prima Guerra Mondiale.
Quella notte avvenne un miracolo, che nei libri di storia scritti successivamente al grande evento, quasi non ne troviamo traccia, perchè era considerato un disonore. E’ solo grazie alla memorialistica ed ai diari dei soldati che avevano vissuto quell’evento in prima persona, che l’episodio ha trovato memoria per giungere fino a noi.
In quella notte gelida di 96 anni fa, dalla trincea tedesca si levò un canto natalizio, dall’altra parte risposero con altri canti natalizi in inglese. Iniziarono poi scambi di auguri urlati dall’ interno delle trincee, e ad un tratto comparve diritto sul bordo della trincea, inerme, un soldato tedesco con le braccia spalancate come un Cristo sulla croce, vestito di stracci nella sua sporca e logora divisa.Piano piano la terra di nessuno si affollò di soldati che si scambiavano auguri ed abbracci. Si scambiarono anche le poche e misere cose che era tutto quello che avevano che se, cioè qualche sigaretta, bustine di whisky e qualche piccolo pezzo di cioccolata già rosicchiato e tenuto sul fondo della tasca. Organizzarono insieme la sepoltura ed il recupero delle salme dei commilitoni morti nei giorni precedenti, recitando salmi in loro memoria.
Per un giorno, il giorno di Natale, la follia dell’Europa cessò. Si fermò la macelleria che pretendeva carne a carne, corpi dopo corpi ogni giorno in quel 1914 (e durò altri 4 anni!), interrompendo giovani vite che non avevano ancora conosciuto l’amore, o stroncando giovani talenti che avrebbero potuto dare molto alla società del futuro, cioè all’oggi. Perchè l’episodio non si ripetesse ma soprattutto perchè non si sapesse, gli ufficiali inferiori furono processati, i reparti smembrati, ed i soldati distribuiti sui diversi fronti della Grande Guerra.
Questo episodio deve farci riflettere sulla frattura di oggi come allora, tra la classe politica ed il sentire comune della gente. Quei soldati non volevano la guerra ed erano costretti a combatterla, lottando ogni giorno tra gli stenti e l’orrore, al contrario di chi quella guerra l’aveva voluta per interesse e mire espansionistiche, combattendola “faticosamente” con riga e compasso sopra un tavolo, al calduccio nei loro ministeri, con un buon bicchiere di cognac da sorseggiare.Eppure ancora oggi, chiudendo gli occhi, possiamo udire l’eco di quei cori intonati in quella lontana notte di Natale di 96 anni fa, e ci ricordano che la solidarietà, l’unità, il rispetto reciproco ed il sentire comune dovrebbero essere valori universali ed intramontabili, e sono gli stessi che, oggi come allora, fanno progredire e rendono civili le società, con un movimento che nei secoli è sempre partito dal basso, cioè dalla gente.Viviamo un momento difficile, ma uniti ce la possiamo fare, auguri a tutti voi.
BUON NATALE, JOYEUX NOEL, MERRY CHRISTMAS, FROHE WEIHNACHTEN