DELL’ARTI, “INTERCETTAZIONI, MA PERCHE’ OGGI I GIORNALI SCIOPERANO”

giornali1Dalla Gazzetta dello Sport – Altrimondi – a cura di Giorgio Dell’Arti:
Domani (9 luglio) La Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, il Sole 24 Ore e la grande maggioranza dei quotidiani italiani non saranno in edicola. È lo sciopero dei giornalisti e – una volta tanto – anche degli editori (che sono d’accordo) contro il disegno di legge sulle intercettazioni che si trova in questo momento in Commissione Giustizia alla Camera e potrebbe essere approvato addirittura entro il 5 agosto, come ha detto ieri il ministro Frattini. Il disegno di legge – ricordiamo – limita fortemente il potere d’indagine dei magistrati, vietando in troppe circostanze l’uso delle intercettazioni telefoniche. E riduce per i giornali drasticamente la possibilità di riferire intorno alle inchieste giudiziarie. Secondo la Federazione Nazionale della Stampa, la legge in questione – soprannominata “legge bavaglio – è un attacco alla libertà di stampa, di dimesioni mai viste prima nella storia del Paese.Perché ha detto “la maggioranza dei quotidiani italiani”? Non sciopereranno tutti?

No, Il Giornale, Libero, Il Foglio saranno in edicola, come sempre quando c’è uno sciopero di qualunque tipo. Questa volta poi, da parte di queste testate, non c’è neanche una critica così netta alla legge. Giuliano Ferrara l’ha difesa, Feltri e Belpietro un po’ l’hanno criticata, ma in definitiva con non troppa convinzione. Esiste di conseguenza il dubbio, tra quelli che domani rispetteranno la “giornata del silenzio” voluta dal sindacato, che lo sciopero non sia l’arma migliore per protestare. Ti vogliono mettere il bavaglio e tu li aiuti standotene zitto di tua iniziativa?

Che cosa si sarebbe dovuto fare, altrimenti?

Mah, forse bisognava uscire con numeri speciali pieni di informazioni su quello che sta succedendo, magari dei numeri monografici da regalare. Perché poi i sondaggi dicono che, tra gli italiani, non c’è tutto questo allarme, la partita alla gente comune non appare così decisiva.

Come mai?

La protesta contro una legge balorda non deve far dimenticare che nell’uso delle intercettazioni ci sono state parecchie storture. I pm non le hanno sempre adoperate con il criterio di saggezza che il buon senso vorrebbe. C’è un punto chiave, che potremmo prendere dalla legislazione inglese: l’intercettazione non può essere un elemento di prova, perché dire qualcosa di terribile non dimostra ancora che si è fatto qualcosa di terribile. Le intercettazioni devono dunque essere usate per decifrare un ambiente, avere informazioni, farsi orientare nel ginepraio malavitoso. Tutto però da supportare poi con riscontri obiettivi. Abbiamo raccontato appena ieri il caso delle intercettazioni di Woodcock – un magistrato che in passato si è segnalato (come De Magistris) per inchieste finite troppo spesso in un nulla di fatto – buttate via dalla procura di Milano perché inservibili. Il caso opposto è quello dei giudici di Perugia che indagano su Anemone: hanno incastrato Scajola con abilità tattica e un mucchio di prove.

E i giornali?

Il potere politico deve disinteressarsi dei giornali, i quali devono scrivere quello che vogliono, quando vogliono e come vogliono. Con l’unico obbligo, sanzionabile duramente, di non mentire. Al di fuori di questo, non esiste libertà di stampa. Come sa, io sostengo che anche la legge sulla privacy è un attentato alla libertà d’informare. I giornali si occupano della privacy di personaggi che, per una ragione o per l’altra, sono o diventano di interesse pubblico. Ostacoli in questa direzione non possono essercene. E la tutela del segreto istruttorio è un problema della procedura giudiziaria, non del giornalista che ha il dovere, nel trattare la sua materia, di essere irresponsabile.

Come fa Frattini a sostenere che la legge-bavaglio sarà approvata il 5 agosto?

Ieri c’è stato un vertice del Pdl a Palazzo Grazioli. Se n’è saputo poco, ma all’uscita il ministro Frattini s’è intrattenuto con i giornalisti. Ha detto: «Il ministro della Giustizia sta riflettendo su alcuni emendamenti: è stato spiegato che il ddl non è una Bibbia e non è intoccabile. Terremo conto delle perplessità». Lei sa che le perplessità di cui si preoccupa Berlusconi sono quelle di Napolitano, il quale ha fatto capire che la legge così com’è lui non la firma. Frattini ha poi continuato: «Stiamo guardando il calendario. Per me è possibile che si approvi il testo entro la pausa estiva anche se ciò dipende da quando saranno presentati gli emendamenti integrativi e correttivi. Teoricamente, lavorando fino al 5 agosto, è possibile riuscirci anche perchè è inutile lasciare una cosa appesa tanto tempo».

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