#COSECHESIDICONO…MA COME FA A SENTISSE ITALIANO

Una donna che corre verso il proprio uomo mentre viene arrestato e portato via e invoca disperata “Francesco”, una scarica di mitraglia e cade inerme a terra. Un prete e un bambino, suo figlio, accorrono ad abbracciare quel corpo tra la polvere della strada. Una delle scene più famose del cinema italiano che ha reso celebre Anna Magnani è ispirata a un fatto realmente accaduto, quello di Teresa Gullace uccisa nel marzo del ’44 dai nazisti durante l’occupazione di Roma.
Rossellini nel suo primo film della trilogia dedicata alla guerra antifascista “Roma città aperta” ha voluto ricordare questo episodio che suscitò molto scalpore e indignazione per viltà e assurdità. Teresa aveva cinque figli e il sesto in pancia. Uno di loro Mario oggi ha 81 anni e memoria viva di quel giorno: stava facendo la fila per una “sgummarellata” di cicerchia e polentina, dentro – ricorda con le lacrime agli occhi – c’erano dei baracozzetti che provava a levare ma alla fine si diceva “Facciamo conto che sia companatico”.
Col suo accento romano verace avrebbe potuto commentare anche lui, come chi ho sentito, verso chi sostiene che la Festa di Liberazione non è la sua festa: “Ma come fa a sentisse italiano?”.
Si può perché siamo in uno stato democratico e si possono avere opinioni libere nei limiti del rispetto altrui, questo grazie però a chi 70 anni fa ha deciso di lottare stando dalla parte giusta, quella riconosciuta dal nostro stato, quella che il governo di allora, su proposta del Presidente del Consiglio Alcide De Gaspari, ha deciso di celebrare istituendo dal 1946 una festa nazionale come anniversario della liberazione dal nazifascismo e ha scelto il 25 aprile. Uno spartiacque tra la dittatura e la repubblica, tra le leggi razziali e la Costituzione Italiana, tra l’oppressione fascista e la libertà democratica.
I partigiani di allora, socialisti, liberali, comunisti, cattolici, azionisti, monarchici, anarchici, militari, non potevano starne fuori, era la loro vita, il loro presente, dovevano fare qualcosa, per parafrasare le parole di Marisa Ombra (Vice Presidente Nazionale dell’Anpi, partigiana), e noi oggi non possiamo che ringraziarli, non possiamo che onorarli, non possiamo che perdurare nel nostro presente i loro valori di libertà, altrimenti senza appellare lo spirito patriottico ma solo un senso di appartenenza, non abbiamo nessun diritto di metterci in bocca la parola italiano.

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