A CIVITANOVA MARCHE UN CONSIGLIO COMUNALE APERTO SUL CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA

palazzo-sforza-municipio_2Un Consiglio comunale aperto sul conflitto tra Israele e Palestina. E’ quello convocato per mercoledì sera, 6 agosto, alle ore 22.15 a Civitanova Marche, e incentrato sul tema “Per una pace duratura: due popoli, due stati”. Alla seduta sono stati invitati i rappresentanti della regione Marche, della provincia di Macerata, delle associazioni, dei partiti politici e delle forze sindacali.
L’iniziativa, richiesta da alcune associazioni ed organizzazioni, è stata accolta dal presidente del Consiglio comunale civitanovese Ivo Costamagna e dall’intero ufficio di presidenza.
“La proposta – spiega Daniel Amanze dell’Acsim, associazione centro servizi immigrati Macerata – è nata dalla volontà di sensibilizzare la popolazione sul tragico conflitto in corso in Medio Oriente. Il territorio della striscia di Gaza, oggetto dei bombardamenti delle ultime settimane, ha un’estensione minore di quello della Val di Chienti. Un’area ridotta lungo la quale si stanno contando migliaia di vittime e feriti. Chiediamo che anche dalle amministrazioni locali parta una condanna forte verso i crimini di guerra ed un appello condiviso alla cessazione delle violenze, all’attivazione di soccorsi umanitari e alla ripresa dei negoziati di pace. In questo senso ci stiamo muovendo anche con il Parlamento italiano. E’ importante che l’appello ad una pace duratura dei due popoli e due stati di Israele e Palestina sia condiviso anche da amministratori, associazioni e cittadini di questo territorio”. Il presidente Ivo Costamagna motiva così la seduta di mercoledì: “Cito le parole di Antonio Gramsci, che poche sere fa sono state ricordate da Bauman a Civitanova Alta. Qual è il modo migliore per costruire la storia e il futuro? Unirci uno ad uno, parlarci, organizzarci e farla noi la storia per la parte che ci compete. Se un’istituzione, se pur comunale, tace ed ignora migliaia di morti ed un conflitto che addirittura l’Onu ha definito ai limiti del genocidio, allora quel comune non sta svolgendo il suo compito. Qualcuno, o forse molti, diranno che è tempo perso un consiglio comunale sulla guerra tra Israele e Palestina, diranno che ci parleremo addosso. A chi la pensa così dico: immaginate se nel dopoguerra, con un’Italia rasa al suolo, le singole, anche piccole comunità degli oltre 8.000 municipi italiani, prese dallo sconforto, avessero deciso di non far nulla e si fossero sedute in attesa. L’Italia non si sarebbe risollevata. Oggi parliamo di responsabilità e consapevolezza da costruire nelle coscienze dei cittadini e soprattutto dei giovani. Noi faremo quindi il nostro dovere, chiedendo che si fermino le armi, che arrivino gli aiuti umanitari e che si ricominci a lavorare per l’unico sbocco possibile, che è quello degli accordi di Camp David del 1994: due popoli, due stati”.

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