A CIVITANOVA L’ARCIVESCOVO CONTI BACCHETTA LA MAGISTRATURA. IL PROCURATORE GIORGIO NON CI STA E RISPONDE

Nel corso di un convegno a Civitanova su “La carità nel Vangelo”, l’arcivescovo Luigi Conti non nasconde la propria amarezza nel constatare che spesso alle persone povere non si riserva la giusta attenzione. Nel farlo, oltre a riservare parole dure a tutta la comunità, rivolge qualche critica anche alla Magistratura citando ad esempio il fatto che sul cadavere del giovane marocchino ritrovato morto all’interno della sua auto non sia stata eseguita l’autopsia.
Parole che hanno suscitato la reazione del Procuratore di Macerata Giorgio che scrive: “S.E. Luigi Conti, Vescovo di Fermo, ha criticato questo Ufficio, per non aver disposto l’autopsia del trentaseienne, Tarik Haddi, rinvenuto cadavere a Civitanova Marche nella prima mattinata del 15 scorso. Tale omissione – a suo dire – sarebbe stata determinata dalla specifica nazionalità (marocchina) del suddetto.
Faccio presente che, ai sensi dell’art. 116 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, l’autopsia va disposta solo se per la morte di una persona sorga sospetto di reato. Orbene, all’esito degli accertamenti effettuati nell’immediatezza dagli organi di polizia giudiziaria intervenuti sul posto, non sono emersi minimamente elementi di sospetto circa una possibile origine delittuosa del citato decesso. Perciò, il competente sostituto procuratore ha concesso tempestivamente il nulla-osta alla sepoltura, come accade – per legge – in tutti i casi di c.d. morte naturale (sia pur rapportabile- nel caso specifico – ad una triste e precaria condizione di vita, come emerso anche dalle cronache giornalistiche). Peraltro, il mio Ufficio persegue o protegge le persone, a prescindere dalla loro nazionalità o da altre particolarità soggettive, conformemente a quanto prevede l’art. 3, comma 1, della Costituzione (come penso emerga dalla nostra quotidiana attività istituzionale). In conclusione, mi sembra che sia stata rivolta una severa critica all’operato del mio Ufficio, priva di ogni fondamento. Rispetto alla triste condizione di vita in cui il Tarik Haddi viveva (al pari, purtroppo di altri nel circondario – sia cittadini comunitari che extracomunitari, come constatato anche personalmente nell’esercizio delle mie funzioni), il mio Ufficio non dispone di specifici poteri istituzionali di intervento. Rimane, comunque, fermo l’impegno di questa Procura a sostenere – nei limiti delle proprie prerogative istituzionali – le ragioni dei più deboli, ogni qual volta ci sia avanzata richiesta in tal senso da parte di chiunque.

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