UN MARE DI TRIVELLE…DUE PIATTAFORME LOCALIZZATE NEL MARE DI CIVITANOVA

trivellaSicuramente non una bella notizia per il mare civitanovese quello di comparire nel dossier di Legambiente curato da Giorgio Zampetti, Stefano Ciafani e Angelo Di Matteo dove vengono elencate le nuove trivelle che minacciano il mare e il territorio italiano. Ben 117 dislocate lungo la Penisola grazie ai permessi di ricerca di idrocarburi rilasciati fino ad oggi. “Solo nell’ultimo anno -si legge nel dossier- sono stati concessi 21 nuovi permessi di ricerca per un totale di 41.200 chilometri quadrati (kmq). Sono 25 i permessi di ricerca rilasciati al 31 maggio 2011 per trovare idrocarburi sui fondali marini, per quasi 12mila kmq a mare, pari a una superficie di poco inferiore alla regione Campania: 3 tra Marche e Abruzzo, di cui 2 nello specchio civitanovese. Di fronte la costa marchigiana, tra Ancona e Macerata, è l’Eni ad avere un permesso di ricerca per un’area di 429 kmq.La ripresa delle trivellazioni -si legge ancora nel documento- non ha senso neanche sotto il punto di vista occupazionale. Stando alle stime di Assomineraria si prevedono infatti 100 miliardi di euro di risparmio nelle importazioni di greggio, spalmati su 25 anni, e la creazione di 34mila posti di lavoro. Molto più rilevante sarebbe invece il vantaggio che il nostro paese potrebbe ottenere indirizzando gli investimenti in campo energetico non sui settori tradizionali e sulle fonti fossili ma sull’efficienza e sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Una seria politica in linea con i recenti accordi internazionali sui cambiamenti climatici, a partire dal traguardo europeo al 2020 (20% di risparmio energetico, 20% di produzione energetica da fonti rinnovabili, 20% di riduzione emissioni di CO2), consentirebbe infatti, secondo le stime della Commissione europea, un risparmio annuo fino a 8,5 miliardi di euro, oltre il doppio rispetto a quanto previsto da Assomineraria con la riduzione delle importazioni di greggio”.

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