SALVATORE PAROLISI, IL GIP CHIEDE L’ERGASTOLO. ALL’OMBRA DELL’OMICIDIO QUALCOSA DI TORBIDO

sssGiovanni Cirillo, il gip di Teramo, non ha dubbi. Ad uccidere Melania è stato il marito, senza alcuna ragionevole possibilità alternativa. La pista passionale però non sarebbe stata la molla che ha portato il caporalmaggiore a commettere l’efferato omicidio. Nelle 185 pagine dell’ordinanza, il magistrato abruzzese stabilisce che Salvatore Parolisi ha ucciso la moglie, quando lei non poteva fuggire perché prigioniera dei suoi pantaloni abbassati. Accuse che, se confermate, significano ergastolo. La coppia Rea-Parolisi era sull’orlo di una crisi di nervi, ma non solo a causa di Ludovica. Salvatore – secondo Cirillo – aveva ben altri scheletri nell’armadio che non l’amante soldatessa. Anzitutto a breve sarebbe dovuto comparire in tribunale per testimoniare su un fatto grave accaduto anni prima, quando era a bordo di una macchina, accanto al sedile di guida che, in un incidente aveva causato la morte di un bambino. Inoltre Salvatore Parolisi aveva perso lo smalto nei confronti di sua moglie già da un pezzo. Melania voleva lasciare suo marito, aveva cominciato a seguirlo, non si fidava più, lo pedinava… Deve aver scoperto qualcosa di inconfessabile Melania. Qualcosa di compromettente, dal punto di vista dell’immagine virile del militare, addirittura si ipotizza la pista della droga. All’amica Rosa Immacolata, la giovane mamma campana il 16 aprile (due giorni prima del delitto) era apparsa estremamente nervosa, fumava tante sigarette, le divorava, ha raccontato la donna. Rosa ha asserito che Melania stava per confessarle qualcosa di “molto brutto”. Il 19 aprile Salvatore Parolisi chiama Rosa Immacolata al telefono. Perché? Il sospetto del magistrato è che il caporalmaggiore da Frattamaggiore temeva che la confidente di sua moglie fosse a conoscenza di un segreto. Per la Procura di Teramo «è senza tema di smentita che Salvatore Parolisi abbia condotto la moglie a Ripe di Civitella, dove è stata aggredita alle spalle, quasi sgozzata, inseguita, raggiunta e poi finita». L’accusa di aver infierito sul corpo di Melania dopo la morte «è a lui addebitabile». «La pista della donna ipotizzata dalla difesa è priva di ogni fondamento» dice Cirillo. La macchina che gli avvocati della difesa vogliono riportare nel luogo del delitto non sarebbe una Renault Scenic e sarebbe di colore rosso. L’interrogatorio di garanzia è previsto per domani. Parolisi potrà difendersi ma a quanto pare già i suoi legali hanno fatto sapere che, anche questa volta si avvarrà della facoltà di non rispondere. Come è possibile – si chiede Mauro Gionni, legale della famiglia Rea – che in tutto questo tempo la difesa non sia riuscita a produrre uno straccio di documentazione a discolpa del suo assistito?

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