E’ stata uccisa con una tecnica militare. E’ l’assalto della sentinella. Un classico in addestramento. Si prende la vittima da dietro e gli si tirano giù i pantaloni fino alle caviglie, per impedirgli di scappare, le si torce il capo mentre con la mano si tappa la bocca della vittima per evitarle di urlare e le si imprime con il coltello una ferita profonda alla gola. Questo è stato, tra i trentadue, il colpo più grave inferto a Melania Rea. Questo è quanto dicono le indagini dell’anatomopatologo Adriano Tagliabracci. Così deve essere stata neutralizzata la bella mamma campana sposata ad un militare del quale era innamoratissima e che oggi dovrà comparire davanti ai magistrati Umberto Monti, Carmine Pirozzoli, Ettore Picardi e Cinzia Piccioni. Appuntamento al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Ascoli Piceno, in Via Orlini. Salvatore Parolisi dovrà spiegare perché dalle 14.10 di lunedì 18 aprile, quando è stato visto in compagnia della moglie e della figlioletta Vittoria uscire dalla loro abitazione di Folignano fino alle 15.27 quando al Pianoro di Colle San Marco cercava Melania piangendo e dicendo “me l’hanno presa” c’è un’enorme, inspiegabile buco nero. 87 minuti, proprio quelli nei quali Melania è stata uccisa a Ripe di Civitella, le Casermette. Gli avvocati che difendono Salvatore Parolisi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile hanno fatto sapere che forse Salvatore si avvarrà della facoltà di non rispondere. Ma anche il suo silenzio sarà attentamente analizzato dai magistrati.