MARTEDÍ DELL’ARTE: IL COMMIATO CON UNA COPPA DI VINO OFFERTA DA ORAZIO

Il nutrito programma dei  “I Martedì dell’Arte” 2023-24, offerto alla cittadinanza dall’Associazione Comunale Arte e  accolto festosamente  con una larga partecipazione, si è concluso con una lectio di straordinaria bellezza di immagini  e contenuti,  del dr. Mauro Perugini che è stato impeccabile nel proporre la storia millenaria del vino che ha avuto in Orazio (65-8 a.C.) uno degli studiosi più attenti e che disse in un commento:  “Nunc vino pellite curas”, che data la mia carenza in fatto di latino sono dovuto ricorrere alla traduzione e apprendere che la frase omerica vuol dire: “Ora con il vino scacciate le preoccupazioni”.
A parte questo marginale ma importante dettaglio, il dr Perugini ha fatto un po’ tutta la storia della pianta di vite che in forma selvatica, diecimila anni fa, cominciò a interessare le genti dei territori asiatici che si affacciano sul mar Caspio e da lì  si diffuse nell’Asia Minore, quindi nell’Egitto, nella Grecia e nell’antico impero di Roma.
La conoscenza del vino, la sua bontà e effetti, andò gradatamente ad avere un ruolo centrale già nel VI secolo a.C. nei riti legati al culto di Dionisio e nei simposi dove si prendevano con il vino importanti decisioni per via della sua funzione di rischiarare la mente e donare la saggezza. Si sono adoperati come bicchieri, dei contenitori di pietra e ciò avvenne fino all’età ellenistica quando il vetro, fra i primi Venezia, risolse l’esigenza di un solido ed elegante contenitore sia nei bicchieri che nelle bottiglie. Singolare il fatto che in un festoso gruppo di persone si beveva in un’unica coppa in segno di affetto e amicizia.
Una situazione critica si creò con la fillossera quando con la scoperta dell’America si importò nel sud della Francia barbatelle di viti infette che poi si estesero ovunque per cui si rese necessario procedere a innesti per salvaguardare l’integrità dei vitigni locali ed è una necessità che ancora sopravvive.
Nella lectio non è mancata la proiezione e la bellezza delle immagini dei dipinti come nelle “Nozze di Cana” di Giotto, databile 1304-1306, che si trova nella Galleria Scrovegni di Padova, dove è palese la sacralità del vino.  Stesso tema nel dipinto di grandi dimensioni di Paolo Veronese del 1563 e in tutta la serie di apporti pittorici di grandi artisti come Michelangelo, Tiziano, Caravaggio (che, come si vede nella foto, dipinse un canestro di frutta con tanta uva), Velasquez (che dedicò il suo dipinto al trionfo di Bacco), Bernini, e più recentemente Morandi, Dalì e tanti altri. Una serie di pittori che hanno lasciato al mondo una formidabile eredità pittorica. (v.d.s.)

 

 

 

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