L’INFINITO DEBITO DI RECANATI

recanatiLa Stampa
di Mauro Montali
Forse c’entra la suggestione immaginifica dello spot di Dustin Hoffman, commissionato dalla Regione Marche, dove i grande attore recitava, in un italiano stentato ma fascinoso l’Infinito di Leopardi. O forse c’è lo zampino di qualche americano che da anni abita qui e che s’è accorto che qualcosa non andava nell’amministrazione pubblica. O, più probabilmente c’è solamente le perspicacia del giornale che fu di Carl Bernstein e Bot Woodward, che il 28 aprile scorso titolava in prima pagina : «Recanati, la faccia italiana della crisi finanziaria».

Ebbene, il Washingtos Post ce l’ha fatta: è riuscito quasi a «commissariare» il Comune. Ora tutti i bilanci degli ultimi dieci anni sono nelle mani della Procura di Macerata.

L’iniziativa è stata presa dal sindaco di centro sinistra Francesco Fiordomo, che stufo cli essere rincorso dai creditori del Comune, ognuno dei quali senza un minimo di contratto o di delibera, una sera ha convocato la giunta per decidere il gran passo di rivolgersi al giudice. Che adesso dovrà stabilire da dove sbuca quel «pile of tinancial trouble» di cui parlava il quotidiano della capitale statunitense. Che, allora, scriveva: «Recanati è stata costretta a vendere un parco, a chiudere un asilo pubblico, a diminuire gli aiuti agli anziani e a rinunciare a riparare chiese o vecchie strade di ciotoli».

Il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo

Ma il «Post» non poteva sapere che quella fosse solo la punta di un iceberg molto profondo. Dopo il cambio di guardia in Comune, si sono accorti che c’erano da pagare onerosissime obbligazioni sotto- scritte con Unicredit (che adesso verrà querelata), insomma i famigerati «derivati» fino al 2022, per un importo di 350 mila euro l’anno. Dopo i tagli governativi, ci mancava anche questo. La vecchia amministrazione per far cassa e incamerare subito gli interessi si era infilata in questo tunnel. E fino a qui, tutto normale o quasi. Nella città di Leopardi la giunta si era rimboccata le maniche per trovare quei soldi da pagare anno dopo anno. «Era la nostra spada di Damocle», dice Francesco Fiordomo.

Nonostante tutto, a Recanati quest’estate, grazie a progetti mirati, lirica, teatro, oltre all’immancabile poesia, il turismo internazionale era rinato. E il tutto lasciava ben sperare per il futuro. Ma quell’ articolo del «Post» ha lavorato a lungo nella mente dei recanatesi. Una parte dei quali aveva, fidandosi del vecchio sindaco, lavorato per il Comune senza ricevere un euro.

Per cui hanno scritto alla giunta, si sono lamentati per strada con il nuovo primo cittadino, hanno fatto riunioni su riunioni. «C’è del marcio», a Recanati, hanno pensato. E hanno presentato le loro richieste: dieci milioni di euro per lavori fatti e mai retribuiti. Il bello è, però, che al Comune non risultava niente. Nessuna delibera, nessun atto amministrativo per giustificare quelle spese. C’è chi, tra gli artigiani, reclama appena qualche migliaio di euro ma c’è anchi chi, dicono, è fuori di 3-400 mila euro.

Ma non finisce qui: nei vecchi bilanci ci sono sei milioni di euro, come voce attiva, per due operazioni urbanistiche circa la vendita di due aree, pensate proprio per ripianare i debiti. Quei soldi, però , non sono mai stati incassati, visto che i progetti non sono andati avanti.

Di fronte a tutto questo, il sindaco è andato in Procura con i bilanci in mano. Lui ancora non dispera. «Speriamo che i giudici ci diano una mano, speriamo che i cittadini creditori riescano a trovare qualche pezza d’appoggio, se hanno ragione vanno pagati, speriamo..». E l’ex sindaco? Dice: «Che cosa vogliono? I bilanci sono stati tutti certificati ed in pi ho lasciato anche 8Omila euro in cassa».

 

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