L’AUTOPSIA NON SCIOGLIE I DUBBI SULLA MORTE DEL DODICENNE A MACERATA

“Non sono emersi elementi tali che possano far individuare la causa esatta del decesso”. Questo l’esito dell’autopsia fatta stamane, nell’obitorio dell’ospedale di Macerata, sul corpo del piccolo Elia Longarini, l’atleta di 12 anni della Amatori Rugby Macerata morto per un malore improvviso durante una partita. L’esame, iniziato alle 10, si è protratto fino alle 13.30 ed è stato eseguito dal medico legale Loredana Buscemi, presente anche, per la famiglia Longarini, il dott. Giuliano Tombesi.

Secondo i medici, che prima dell’autopsia vera e propria hanno fatto anche una Tac, il caso merita un’attenzione particolare perché nessuna delle ipotesi immaginabili è prevalsa sulle altre. Gli accertamenti andranno avanti per tutti i 60 giorni che il pm ha concesso al medico legale. La causa principe del decesso si fa risalire a problemi cardiaci, ma non sono emerse né malformazioni, né un collasso, né altre concause.

Gli accertamenti che verranno portati avanti anche attraverso l’esame dei tessuti prelevati, riguarderanno la possibilità di cause correlate o meno all’attività sportiva. Peraltro il ragazzino non soffriva di alcuna patologia, quindi potrebbe essersi trattato di un evento occasionale da ricercarsi magari in ambito genetico. Il magistrato ha ricevuto un rapporto dettagliato da parte della Polizia, con allegati i certificati medici che autorizzavano Elia alla pratica sportiva agonistica, e le testimonianze dei dirigenti della Amatori Rugby e delle persone che assistevano alla partita nel campo di Villa Potenza.

Un mazzo di rose bianche, un ramoscello di mimosa e tanti bigliettini sono stati deposti questa mattina dai compagni della seconda D sul banco di Elia Longarini. Occhi lucidi fra i bambini in classe, con la professoressa a cercare di consolare e spiegare, preferendo poi interrompere la lezione per far fare dei disegni.

A 12 anni Elia sogna di diventare un campione di rugby, come Sergio Parisse o il ‘gigante’ Martin Castrogiovanni. Gioca nella squadra under 14 insieme al fratello gemello. A Villa Potenza i due adolescenti sono in campo insieme, ma a un certo punto si sente male, chiede di essere sostituito e va in panchina. Pochi minuti dopo si accascia a terra e muore. Inutili i soccorsi con il defibrillatore e il massaggio cardiaco dei due medici presenti. Il ragazzino muore sotto gli occhi del padre e della madre che lo seguiva sempre, in tutte le partite, mentre il fratello viene allontanato pietosamente da una scena straziante.

La morte improvvisa è un evento abbastanza raro fra i giovani atleti, e solo l’autopsia disposta dalla procura di Macerata chiarirà le cause del decesso. Forse una cardiomiopatia, un problema cardiovascolare strutturale, o una causa neurologica, metabolica o vascolare. Elia, spiega Matteo Mogetta, il responsabile comunicazione della società, era stato tesserato con un certificato medico di idoneità agonistica. ”Stamani c’erano due medici, il defibrillatore era in campo, e regolarmente funzionante. Purtroppo è successo l’imponderabile”. In pochi minuti è arrivata un’ambulanza, seguita a ruota dall’eliambulanza, che però è rientrata alla base vuota.

Momenti di grande concitazione, le sirene delle auto dei carabinieri e della polizia: ma Elia se ne era già andato via per sempre, con il desiderio di indossare un giorno la maglia azzurra.

”Sono sconvolto: posso solo dire che siamo vicini alla famiglia di questo ragazzo, ci stringiamo a fianco dei genitori e del fratello” dice il presidente della Amatori Rugby Matteo Medori. La società sottolinea che da sempre ”presta la massima attenzione alla sicurezza dei suoi atleti, sia in termini di adeguatezza delle strutture, a cominciare dalla sala medica, che di rispetto dei regolamenti”. Ma quanto accaduto oggi è destinato probabilmente a riaprire il dibattito su una maggiore prevenzione dei rischi connessi a patologie congenite difficili da diagnosticare, e sull’utilità di accertamenti strumentali più sofisticati (ad esempio l’ecocardiogramma modificato) prima di dare il via libera alla pratica di sport agonistici, anche ‘pesanti’, come nel caso del rugby.

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