LA “PULIZIA” DI LORENZO DI BELLA. IL PIANISTA IN CONCERTO A CIVITANOVA ALTA

Se una notte d’invero un viaggiatore capitasse a Civitanova Alta… Mercoledì 2 marzo, per esempio, il viaggiatore avrebbe trovato nel bel teatro all’italiana Annibal Caro l’Orchestra Filarmonica
Marchigiana diretta da Nicola Marasco che eseguiva il Secondo concerto per pianoforte di Brahms.
Alla tastiera Lorenzo Di Bella.

Non è un miracolo solo la bellezza appartata del luogo, tra colline che sembrano uscite dalla matita di Tullio Pericoli, o il brano in programma, praticamente impossibile da ascoltare lontano dai grandi centri. La meraviglia della serata è stata la qualità dell’esecuzione, la pulizia del fraseggio di Di Bella, il suo suono lucido mentre gli spartiti brahmsiani segnavano tempesta tra archi legni ottoni e percussioni. E poi l’energia, l’agilità, il raccoglimento durante i quarantacinque minuti di questa “sinfonia al quadrato”, tra scrittura orchestrale e pianistica, oppure la serenità velata di malinconia dell’ultimo movimento. L’ensemble ha saputo generare colori, volumi e dinamiche all’altezza del compito, sotto la sicura direzione di Marasco, ormai habitué del podio marchigiano.
Secondo la sua cifra stilistica, Di Bella ha mostrato fedeltà assoluta alla partitura, ma anche grande personalità e raffinatezza, ricavando il massimo dallo Steinway piazzato alle spalle del direttore. Il “concerto dei concerti”, come lo ha definito Rattalino, ha trovato in questo magnifico interprete, allievo di Lazar Berman, un’esecuzione di prim’ordine. E dopo tanto cimento, come bis, Di Bella si è congedato con la Sonata K9 in re minore di Domenico Scarlatti. Pubblico in piedi, applausi interminabili.
La serata si era aperta con un repertorio di genere diverso, nella prima parte: l’Ouverture dal Così fan tutte di Mozart (opera più volte eseguita dalla Marchigiana, l’ultima con la regia di Pier Luigi Pizzi durante la stagione estiva dello Sferisterio di Macerata), e gli otto numeri delle Masques et bergamasques, op. 112 di Fauré. In questo caso l’orchestra ha dato prova della giusta leggerezza con venature più cupe, non foss’altro che per la celebre Pavane che chiude la serie. Leggerezza, colori e profumi più distesi, quasi mediterranei per entrambe le pagine. Una suggestione alla quale contribuisce forse proprio il ricordo del Così fan tutte di Pizzi, ambientato in spiaggia, con tanto di pattino in scena.
La stagione di Civitanova Classica – Piano Festival, ideata e diretta dallo stesso Di Bella, si è affermata in pochissimi anni come una delle più importanti rassegne marchigiane, anche grazie allo
stretto sodalizio con i professori della FORM.

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