IL BUIO DOMINA L’ATTIVITA’ CULTURALE A CIVITANOVA. L’UNICA CITTÀ A NON AVER ILLUMINATO I PROPRI TEATRI

“Lunedì 22 febbraio si è svolta in tutta Italia l’iniziativa “Facciamo luce sul teatro”, una mobilitazione nazionale promossa dall’Associazione U.n.i.t.a. con l’intento di tenere alta l’attenzione sul mondo teatrale e sullo spettacolo dal vivo. Teatri simbolicamente aperti, facciate e foyer illuminati in attesa che si torni a far vivere nuovamente questi luoghi, motori della vita della comunità, e a programmare in sicurezza la riapertura.
Tantissime le adesioni da ogni parte d’Italia, dalla Scala di Milano al Petruzzelli di Bari, dal Carlo Felice di Genova all’Argentina di Roma, dal Massimo di Palermo alla Pergola di Firenze, dalle Muse di Ancona al Goldoni di Venezia, dal San Carlo di Napoli al Regio di Torino, dall’Arena del Sole di Bologna al Lirico di Cagliari. Dai più grandi ai più piccoli. Anche nelle Marche – scrive Giulio Silenzi – l’adesione è stata massiccia, tutti i Comuni sedi di teatri storici da Pesaro a Fano da Ancona a Jesi, da Ascoli a San Benedetto. Solo Civitanova è stata assente. Nella nostra provincia le luci hanno illuminato il Lauro Rossi di Macerata, il Persiani di Recanati, il Piermarini di Matelica, il Feronia di San Severino. Civitanova al contrario, i suoi 3 teatri pubblici li ha tenuti al buio, coerentemente con lo stesso buio che domina l’attività culturale civitanovese ormai da tempo: senza assessore alla cultura, dopo la sfiducia della scorsa estate a Gabellieri il Sindaco ha avocato a sé la delega; senza presidente dell’Azienda Teatri, non c’è due senza tre e dopo Centioni e Squadroni anche Santori ha da pochi giorni rimesso l’incarico – ufficialmente per motivi personali ma ufficiosamente per incomprensioni con le scelte del Sindaco-; senza direttore, ruolo affidato pro tempore a un dirigente comunale, in attesa dell’annunciato concorso con cui si dovrebbe individuare la figura preposta, dopo il pensionamento di 4 anni fa di Alfredo Di Lupidio.
Un buio – conclude Silenzi – che è la limpida rappresentazione di un dramma, la conferma dell’assenza di una visione futura, di un’idea che qualifichi la città (a parte i palazzotti in riva al mare). In 4 anni non si è costruito un progetto culturale, al contrario si sono smantellati quelli esistenti.”

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