GIUSEPPINA LIMONCELLI E’ STATA UCCISA DALLA FIGLIA E DAL GENERO: CHIUSA L’INDAGINE SU OMICIDIO

Concorso in omicidio volontario aggravato dal legame di parentela e  maltrattamenti continuati. Sono i reati contestati nell’avviso di chiusura delle indagini fatto recapitare dal pm di Ancona Andrea Laurino ai coniugi Angela Parri, 39 anni, ed Erasmo Lasconi, 45 anni, accusati di aver malmenato e ucciso la madre di lei Giuseppina Limoncelli, 66 anni, il 4 novembre 2010 a Colmaiore di Sassoferrato in provincia di Ancona.  L’avviso è in pratica una pre-richiesta di rinvio a giudizio che il pm inoltrerà al gip di Ancona solo dopo aver esaminato memorie e sentito gli indagati – attualmente si trovano in carcere -, qualora questi lo chiederanno.  Inizialmente era stata ipotizzata per i due, genitori di un bimbo di otto anni, l’accusa di omicidio preterintenzionale. Da una prima ricostruzione, sembrava che la donna fosse morta in seguito a una caduta dalle scale avvenuta durante una colluttazione. In seguito l’imputazione era stata mutata in omicidio volontario. Gli accertamenti sul luogo del delitto, la casa dove i tre abitavano in condizioni di forte degrado familiare e sociale, e i responsi degli esami autoptici, avrebbero poi portato gli inquirenti a immaginare un altro scenario, un decesso causato da ore di percosse, e forse a escludere una caduta dalle scale della vittima.  Sulla Limoncelli, morta per dissanguamento, il medico legale aveva riscontrato diverse ferite anche alla testa, forse inferte con un corpo contundente, e segni di pressione sul collo. Mentre sulle scale i rilievi non avrebbero evidenziato segni o tracce compatibile con una caduta della vittima. Circostanze che hanno indotto l’accusa a dubitare di questa ricostruzione, portandola a contestare a Parri e Lasconi anche i maltrattamenti nei confronti della Limoncelli che si sarebbero protratti nel tempo. Gli indagati, difesi dagli avvocati Monica Bisio (Parri) e Giuseppe Galli, sostengono invece che la vittima cadde dalle scale e che la caduta fu accidentale. Dunque tenteranno di dimostrare che non vi fu volontà di uccidere e che, al massimo, si sarebbe trattato di un delitto preterintezionale. Le difese chiederanno anche la revoca della custodia in carcere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *