ENO SANTECCHIA: UN LIBRO DI EMOZIONI

Nel corso di una festosa cerimonia è stato presentato il libro di Eno Santecchia, pubblicista e autore di diversi libri che ora risiede nella nostra città, appassionato di storia e archeologia, dal titolo: “Da dove vene questa brezza”, impressioni di viaggi e incontri che hanno suscitato l’attenzione di diversi personaggi della cultura, come Andrea Bianchi, che ha dedicato all’opera una recensione dal titolo “La ricerca della verità”.
“ Quante volte nelle discussioni, ad avvalorare il ragionamento espresso, sentiamo dire “ad onor del vero“, dando per scontato che sia più vero per merito di chi lo racconta piuttosto che per quello che viene raccontato.
Non facciamo fatica a credere ad una persona che consideriamo vera e questo perché’ di fronte abbiamo qualcuno di cui ci fidiamo, che non ci dà motivo per non pensarlo, anche quando esprime un’opinione personale.
Eno Santecchia è una di quelle persone vere che conosco, che ascolto e che leggo molto volentieri. il suo scritto è un racconto che parte dalle proprie radici e che viaggiando ti porta di volta in volta altrove, sul filo di quelle storie che intrecciandosi casualmente, ti disvela la trama di una storia titolata “quanto è piccolo il mondo” in cui viviamo e che qualsiasi barriera, steccato si frappone, lo si supera con la curiosità infantile che muove
solo gli animi gentili.
Sono passati millenni ma il “mare nostrum”, carico di tragedia, è ancora quella dimensione che ci accomuna, da una sponda all’altra, protagonisti di piccole, grandi storie di coraggio, dedizione, sacrificio, degne di essere tramandate. Ma tutto, come ammonisce più volte l’autore, deve passare per il filtro della verità, della
correttezza, frutto di una ricerca costante del riscontro provato, seguendo la cronaca, il racconto orale, il documento scritto.
Una ricerca costante per sé e per gli altri; in un mondo oramai pervaso di notizie false e scorrette, diventa sempre più necessario avere idee che rispecchino la nostra esigenza di verità. Il lungo viaggio nel presente e nel passato, fatto di conoscenze, frammenti, ricordi e memorie, una volta ricomposti ci restituiscono l’identità di un luogo, di un edificio, per meglio comprenderne il significato più profondo.
“La ricerca della verità e più preziosa del suo possesso” diceva il celebre scienziato Albert Einstein, per ricordarci che è più significativo il percorso verso di essa piuttosto che la certezza di possederla.
Con l’unica certezza possibile, la bussola delle nostre esistenze deve virare nella direzione del voler sapere, del voler conoscere, mettendosi costantemente in dubbio perché essere depositari di una verità assoluta, non solo può indurci in errore, ma ci svota giorno dopo giorno, togliendoci la curiosità e la freschezza di aprirci ogni volta a qualcosa di nuovo, allo “straniero” che oggi ci fa tanta paura.
Quando Eno si è guardato intorno, in qualsiasi posto ha viaggiato, ha cercato sempre di trovare, anche in modo inaspettato, quel tassello che lo legasse al posto visitato, aggiungendolo a quello “zainetto” di emozioni che si porta sempre con sé, immancabile compagno dei suoi viaggi in solitario, esperienza difficile ma emozionante”.
“Eno ha portato a Civitanova Marche – ha scritto invece Marco Cervellini – una folata di brezza che va “controcorrente”, con la sua “curiositas” è stato straordinariamente “fastidioso” ed ha stimolato l’osservazione dell’ambiente urbano e quindi dell’ecologia urbana, dando un esempio di attenzione che molti cittadini non hanno. Non ha però contribuito solo all’osservazione, ma con le sue domande ha generato empatia, questo è in linea con la relazione fra varietà biologica e varietà culturale e quindi al generale arricchimento della comunità. Dall’osservazione degli habitat urbani ha fatto emergere problematiche ambientali che si ricollegano a quelle con scala globale; per questo non posso che ringraziare lo sconvolgimento tellurico che ha portato Eno nella nostra città”.

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