EMATOLOGIA, A CIVITANOVA UN’ECCELLENZA NAZIONALE

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“In Italia siamo maestri nel puntare il dito sui disservizi e le criticità del servizio sanitario nazionale ma – scrive
Massimiliano Fiorani – non siamo altrettanto bravi a riconoscere i meriti e le buone pratiche, insomma la buona sanità che rappresenta la parte più rilevante di tutto il settore sanitario.
Scrivo queste poche righe perché intendo restituire il giusto valore e la rispettabilità a tutte quelle persone che con competenza, passione ed abnegazione, operano quotidianamente negli ospedali.” Fiorani ha deciso di raccontare la sua storia.
“L’estate scorsa mi è stata diagnosticata una leucemia acuta che mai avrei pensato di incontrare nel corso della mia vita. Ricoverato dapprima, al pronto soccorso di Macerata, sono poi stato trasferito alla U.O.S.D. di Ematologia – Centro Autotrapianto di cellule staminali di Civitanova Marche, specializzato nella cura delle malattie del sangue, in cui vengono attuati protocolli di cura certificati a livello nazionale ed internazionale.
Sono pienamente consapevole che la mia guarigione dipenda dalle cure farmacologiche e fortunatamente in questo campo la ricerca ha fatto enormi passi avanti, producendo farmaci mirati per curare e migliorare la qualità di vita delle persone malate ma sono fermamente convinto che una gran parte della buona riuscita delle cure dipenda dal fattore umano.
Ogni giorno: Dottori, infermieri, personale OSS, personale addetto alle pulizie, svolgono il proprio ruolo con competenza e responsabilità, ma nel mio caso devo sottolineare che ho notato gesti non sempre scontati e messi in pratica dalla sola consapevolezza che il lavoro richiede, ma gesti di una sensibilità e solidarietà umana straordinaria, di una premura inconsueta e di un’attenzione e cura del paziente fuori dal comune che mi hanno dato la forza ed il coraggio per affrontare con dignità ed ottimismo questo difficile periodo.
Ho apprezzato tantissimo la trasparenza, la scrupolosità, la premura di tutti i Dottori/Dottoresse che mi hanno sempre tenuto al corrente sull’evolversi della mia situazione, con professionalità, gentilezza e simpatia alimentando costantemente il mio approccio positivo nell’affrontare la malattia.
Ricordo con piacere quando inaspettatamente un giorno, alle 7 del mattino, mi è stato portato un caffè, quando l’infermiera di turno è venuta nella mia stanza, senza che io avessi chiamato, solo per chiedermi come stavo e si sia fermata per fare una chiacchierata e parlare degli argomenti più disparati, quando mi è stato appositamente acquistato e regalato il burro cacao perché l’infermiera aveva notato le mie labbra screpolate. Per non parlare di tutte le volte che l’infermiera/e di turno veniva a cambiare la flebo o a prendermi i parametri, o il personale O.S.S, a portarmi da mangiare e rifare il letto. Con la mascherina potevo solo vedere l’espressione dei loro occhi e quando incrociavo il loro sguardo sembrava mi dicessero: “tranquillo, non ti preoccupare, stiamo facendo del tutto per farti stare bene”. Persino nel breve tempo che il personale delle pulizie impiegava per pulire la stanza, trovavo giovamento, in quanto ci scappava sempre una piccola battuta sulle vicissitudini della vita quotidiana.
Insomma, io non solo ho ricevuto le cure ma tanto di più.
Ognuno di loro, a suo modo, mi ha donato un piccolo gesto di affetto, un piccolo sguardo di conforto, una piccola porzione di solidarietà umana.
I farmaci contribuiscono in maniera determinante al processo di guarigione, ma vi assicuro che il comportamento e l’affetto ricevuto da tutti gli operatori hanno rappresentato per me quel fattore in più che mi ha dato la serenità e la volontà, giorno per giorno, di andare avanti senza mai perdermi d’animo.
In un periodo in cui la sanità è ancora​ sotto pressione dalla pandemia da Covid, che richiede un continuo sforzo di rimodulazione della gestione standard dei pazienti ematologici, mi sento a maggior ragione di concludere questa mia breve lettera con l’unica parola sintetica che rappresenta tutto quello che ho scritto: GRAZIE di cuore.”

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