#COSECHESIDICONO…VOGLIO UN FALSO ORIGINALE

C’è falso e falso. Ad esempio Gino Bartali a rischio della
vita, durante il secondo conflitto mondiale, con la scusa che si stava allenando, macinò chilometri e chilometri nascondendo nella sua bicicletta i documenti falsi utili a salvare la vita di centinaia di ebrei, meritando per questo, seppur postumo, il prestigioso riconoscimento di “Giusto delle Nazioni”.

Nel campo dell’arte forse è ancora fresca nella memoria la
burla dei due giovani livornesi che nel 1984 scolpirono a suon di trapanoelettrico delle teste riconducibili, secondo i critici più rinomati, in primis Vittorio Sgarbi, a Modigliani.

Più recente e ben diversa è la storia di Robert Driessen,
uno dei più grandi e ricercati falsari d’arte del mondo. Classe 1959.
Attualmente vive in Thailandia per evitare di essere arrestato dalla polizia tedesca. Sembra che abbia realizzato soltanto negli ultimi anni circa 1000 copie di sculture di Giacometti per un guadagno approssimativo di 8 milioni di euro.

Cambiano le finalità ma si rimane pur sempre nel campo del
falso.

Nel nostro quotidiano ci imbattiamo frequentemente in venditori, per lo più abusivi, che ci propongono a prezzi molto vantaggiosi prodotti di marchi rinomati dichiarandoli genuinamente falsi. Sappiamo che è illegale, sia venderli che acquistarli, ma il nostro desiderio di consumatori vince su
tutto, e pur di indossare o possedere un oggetto status-symbol siamo disposti persino a delinquere e lo facciamo con molta leggerezza. Ci aggrappiamo allora, chissà, forse per salvare l’anima, a delle garanzie che anche un bambino piccolo
saprebbe smontare: “Mi ha assicurato che è un falso originale”.

Quindi significa che dovremmo prevedere delle gradazioni di
falsità? Prevedere che un falso sia meno o più falso di un altro? “Falso originale” l’invenzione di un nuovo ossimoro. Falso significa soltanto contraffatto, anche se sicuramente ci sono degli oggetti riprodotti in modo così accurato che solo un occhio esperto saprebbe distinguere. Ma noi che li indossiamo
e che sappiamo non essere autentici, non siamo i primi a essere falsi?

Forse siamo così immersi in “vite che non ci possiamo
permettere”, per citare il sociologo Bauman, che pur di apparire inneschiamo un perverso gioco di illusione, mettendo seriamente a rischio la nostra blasonata e sbandierata autenticità.
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