#COSECHESIDICONO…PAROLACCE ANTIDOLORIFICHE

E’ una pratica secolare quella del bestemmiare o anche dell’imprecare. Anticamente, nel V secolo, il bestemmiatore era condannato alla pena di morte, nel XV al taglio della lingua, oggi dai più è considerata una forma di maleducazione, un uso improprio e scorretto del linguaggio. Ci sono però delle espressioni che sembrano più legate alla vivacità linguistica che al turpiloquio, quasi delle esclamazioni, senza nessuna intenzione di offendere la fede altrui, come “E ‘na madonna!”. Niente a che vedere con le invocazioni tipo “Madonna aiutami” ma apprezzamenti, valutazioni, critiche. L’espressione, colta al volo, ma abituale, l’avrete sentita tutti almeno una volta, potrebbe essere sostituita, nel nostro dialetto da un innocuo “Gninoccia!”. Certo è che se si varca la soglia dell’inoffensivo c’è una netta distinzione tra gli appellativi associati alla madonna e quelli associati a dio che fotografano anche nell’ambito religioso la netta distinzione tra il femminile e il maschile. Oltre al porco, declinato per entrambi i generi, si rimbalza da un “segaiolo” a una “zoccola”, da un “cane” a una “pompinara”.

Secondo l’autrice della “Breve storia dell’imprecazione”, edito dalla Oxford University Press, Melissa Mohr, questa tendenza ha registrato un aumento dopo la seconda guerra mondiale, precedentemente l’imprecazione poneva una distinzione tra passivi e attivi, e inoltre nel suo volume riporta la percentuale della quantità di parole, considerate imprecazioni o bestemmie, che usiamo nell’arco di una giornata, che è pari al 3%. Immaginate ogni cinque terzine della Divina Commedia con dentro tre pittoresche parolacce.

E’ interessante rilevare anche i dati di una ricerca della keele University, riportata su Il Messaggero di qualche tempo fa, secondo la quale chi bestemmia o impreca sente meno dolore. Secondo i ricercatori questo, che viene definito “effetto analgesico” della parolaccia, è dovuto a un aumento dell’aggressività in fase di turpiloquio che registra anche un’accelerazione del battito cardiaco aumentando di conseguenza la capacità di sopportazione. La loro conclusione è che imprecare non implichi soltanto aspetti emozionali ma anche fisici. Ovviamente la ricerca è stata riportata e diffusa anche dal sito dell’UAAR (Unione degli atei e agnostici razionalisti).

Mentre qualche anno fa nelle chiese si trovava un vademecum con suggerimenti di termini sostitutivi come “acciderba, accipicchia, nespole, corbezzoli, orcocane, orcodiavolo, orcamiseria, sacripante, perdindirindina, poffarbacco” oppure “mondo ladro, per giove, per bacco tacco, per baccobacchissimo, per bacco baccone oppure corpo di bacco”. E l’autore Don Pasquale Casillo precisava: “La bestemmia della donna è più rilevante di quella dell’ uomo perché, nella comune considerazione, lei appare ancora immagine di dolcezza e di religiosità”.

Ancora non so se questa breve e insignificante disanima suggerita dalla madonna sia da considerare una “figata” o una “cazzata”. A voi l’ardua sentenza.

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