#COSECHESIDICONO…LAVORO…TRA ITALIANI E STRANIERI

Accento argentino: “Quando sono arrivata a Roma gli italiani certi lavori non li volevano fare”. Prima domanda, quali sono i lavori che gli italiani e le italiane non prediligono? Secondo il Rapporto Unioncamere risalente al 2010 i settori dove c’era mancanza di personale erano quello della gastronomia, in particolare panettieri, pasticcieri, gelatai; sartoria; installatori di infissi; l’ambito dell’estetica e quello della falegnameria specializzata. Le motivazioni riportate dalla ricerca riconducevano a un orario scomodo e alla necessità di una esperienza pregressa. Se ne aggiungevano altre cambiando la prospettiva: erano le aziende a non offrire condizioni accettabili a partire da quella economica-contributiva.

Secondo il Rapporto 2015 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sui Migranti, la popolazione straniera in Italia è pari all’8,1%, di cui 24% sono minori. La percentuale di occupati è molto elevata per filippini, peruviani, cinesi, moldavi, ucraini (variabile dal 67 all’80%), mentre è elevato il tasso di disoccupazione per marocchini, tunisini, albanesi, pakistani (variabile dal 20 al 27%), percentuale che cresce in modo esponenziale per la parte femminile della comunità (dal 30 al 45%).

E’ da rilevare che nel Nord e nel Meridione a fronte di un numero di occupati italiani in calo di circa l’1%, c’è un aumento dei lavoratori stranieri.

Tornando ai settori, l’incremento occupazionale è dato dagli stranieri in particolare nell’agricoltura (un terzo sono indiani), nei servizi alla persona (percentuale più alta di filippini, a seguire ucraini, moldavi, peruviani), nell’industria (solo il 58% provengono dal Ghana), gli egiziani e i bengalesi sono distribuiti tra il settore del servizio alle imprese e quello della ristorazione, i cinesi in quello del commercio, gli albanesi e i tunisini in quello edile.

Lo 0,9% degli stranieri ha una qualifica di dirigente o quadro a fronte dell’8% degli italiani. Tra i lavoratori italiani il 30,5% ha mansioni da operaio, mentre tra gli stranieri sale al 76,8%.

A parità di livello di istruzione, equivalente alla laurea, il 23,2% di stranieri svolge un lavoro di basso livello a fronte dello 0,4% degli italiani.

Spicca un dato relativo all’età. Tra i dirigenti italiani quelli sotto i 34 anni sono appena il 3,3%, mentre tra gli stranieri si arriva al 22,8%, così per gli imprenditori, gli italiani sotto i 34 sono il 7,5% contro il 23,4% degli stranieri.

Il 40% dei lavoratori stranieri percepisce un salario mensile di circa 800 euro a fronte del 15% di lavoratori italiani.

Tornando al #cosechesidicono iniziale forse è giusto ricordare che, secondo il Rapporto Unioncamere 2015, il rapporto tra domanda e offerta in questi ultimi anni non è variato, rimane saldo al 14%, quindi l’affermazione della signora che ha usato un tempo passato è ancora valida.

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