È grazie a un divertito e leggero gioco di assonanze che prende spunto il #cosechesidicono di questa settimana: “Family Day? No, meglio.. Famolo dai!”. Un calembour semplice ma efficace, degno di un navigato pubblicitario burlone.
E mentre è in corso, da una parte, il tentativo di fare chiarimento sul numero dei partecipanti al Circo Massimo di Roma, che oscilla dai due milioni dichiarati sul palco dall’organizzatore del Family Day Massimo Gandolfini, ai 300 mila conteggiati tenendo conto dei metri quadri dell’area, dall’altra parte il dibattito sul paradosso di manifestare non per ampliare i diritti ma per limitarli, proprio gli esperti di comunicazione, i pubblicitari, i curatori delle pagine social sono tutti in allerta per sfruttare al meglio questa fase storica di cambiamento per l’Italia.
Non a caso ho usato il termine “sfruttare” perché, si sa, la pubblicità non si azzarda in un terreno che non sa essere sicuro, non anticipa i tempi, ma li racconta usando l’emozione e a guardare gli spot di questi giorni possiamo avere la conferma che è la politica ad essere indietro e non la società.
L’ultimo in ordine di tempo arriva da L’Aquila ed è di una ditta di onoranze funebri, lo slogan è “Qualunque sia la tua famiglia c’è una cosa che ci renderà tutti uguali”, sembra quasi una citazione de “A Livella” di Totò. La Coop accompagna l’immagine di tre coppie di mele (due rosse, due verdi, una rossa e verde) con “Famiglia è quando qualcuno fa la spesa pensando a te”. L’Acqua Vitasnella ha creato una immagine in movimento con la frase “Diritti uguali per tutti”. Il canale tv Real Time ha persino modificato il suo logo con “Real Love” unito allo slogan “Famiglia
è dove c’è amore”. La Althea, azienda di sughi, lancia il motto “Per noi conta l’amore. E Pasta”. L’Ikea che da tempo è sul mercato con campagne promozionali a favore delle coppie di fatto, subendo anche le invettive di Giovanardi, ha creato le sue tre coppie utilizzando gli attrezzi atti al montaggio dei mobili precisando che “Per fare una famiglia non c’è bisogno di istruzioni”.
Altre aziende sono state meno accorte e si sono viste subissare di attacchi mediatici, vedi Italo Treno che ha attivato una scontistica in occasione del Family Day, salvo poi scoprire che la stessa convenzione era stata fatta due anni prima per il Padova Pride Village o la Melegatti che ha sentito la necessità di precisare nel suo lancio di merendine “Ama il tuo prossimo come te stesso, basta che sia figo e dell’altro sesso!”, scaricando poi la responsabilità sull’azienda che gestisce la loro comunicazione e dissociandosi dalla scelta.
Chi però negli ultimi anni ha subito, non solo un attacco mediatico, ma un vero e proprio boicottaggio è stata la Barilla. Era il settembre 2013 e il Presidente Guido Barilla dichiarava: “Non faremo pubblicità con omosessuali perché a noi piace la famiglia tradizionale”. Le critiche piovvero da tutto il mondo tanto che lo stesso Presidente, per evitare di mettere a rischio l’azienda, arrivò alle scuse pubbliche che furono diffuse a livello internazionale. Da lì iniziò il percorso di redenzione del noto marchio di pasta che nel 2015 ha ricevuto il punteggio massimo da parte della Human Right Campaign, la Fondazione che si occupa di verificare il rispetto per i diritti omosessuali da parte delle aziende sia nelle politiche interne che in quelle esterne.
Per chiudere ricordiamoci sempre che per le aziende “Qualunque sia la tua famiglia, sempre un consumatore sei!”.