ANDREA MEI, UNA VITA DA “NOMADI”

andrea-meidi Emanuele Trementozzi
Chi non conosce il celeberrimo gruppo dei Nomadi e canzoni come ” Io voglio vivere? ” Praticamente nessuno. Bene, dietro quella poesia messa in musica c’è il lavoro di un grande musicista civitanovese, Andrea Mei. Potemkin Studio, luogo di registrazione in Via Mameli; il quarantacinquenne da dieci anni collabora stabilmente con il famoso gruppo italiano e ci ha raccontato un po’ il suo mondo. Tra falsi miti e mille difficoltà.Salve Andrea. E’ impossibile cominciare a raccontare di lei senza accostarla ai grandi successi dei Nomadi. Da quanto tempo lavora assiduamente con questo grande gruppo?
Lavoro a stretto contatto con i Nomadi da circa dieci anni oramai, una delle più grandi soddisfazioni della mia carriera professionale. ” Io voglio vivere, Sangue al cuore, Oriente “, tra le canzoni che ho musicato da questo studio. Pensando poi all’inedita ” Due re senza corona “, contenuta nell’ultimo album Racconti Raccolti. Con un particolare saluto a Lorella Cerquetti che invece è l’autrice dei testi.

Insieme a lei lavorano con grande passione altre due persone. Ce le presenta?
Certamente. Paolo Ietti, fonico e Ermanno Antonelli, back liner. Paolo come me si occupa principalmente della parte musicale e attualmente sta portando avanti i tour con la grande Malika Ayane. Un impegno gravoso, percorrendo migliaia di chilometri l’anno ma che dà grandi soddisfazioni. Ermanno invece che si occupa più dell’aspetto tecnico e come tutti è mosso da grande sacrificio e passione verso la musica

Il suo lavoro si svolge in tutta Italia. Cosa ci può raccontare dello stato in cui versa l’industria musicale?
La crisi economica che ha colpito l’Europa e nello specifico il nostro paese, si è abbattuta su di un settore, quello musicale, già da tempo in crisi. Non nascondiamoci dietro il fatto che un CD costi tanto o che la musica sia ormai ad uso e consumo delle Major. Il problema reale è che da una parte noi attori protagonisti non riusciamo più ad esprimere un livello qualitativo elevato, ma dall’altra gli stessi giovani che ascoltano un pezzo non vanno a fondo. Molti si dichiarano fan o seguaci di un certo stile per correre dietro la moda. Anni addietro invece si ascoltava un gruppo e un determinato genere, qualunque esso sia, per senso di appartenenza e si praticava lo stile di vita predicato.

Nel resto d’Europa invece come ci si approccia alla musica?
Francia, Inghilterra, Spagna, America sono anni luce avanti. Si ascolta ancora musica per comprenderla e farne uno stile di pensiero e di vita. In Italia oramai è tutto commerciale e non è detto che poi i grandi reality regalino popolarità a vita. Molti personaggi usciti fuori da questi contenitori sono spariti dopo poco tempo

Veniamo la tema pirateria. Il vero problema del mercato dei dischi…
Sicuramente. Sentir parlare di prezzo eccessivo per l’acquisto di un CD mi fa pensare molto. Non immaginate quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di un disco. Musicista, cantante, produttore artistico, tecnici. Quello che oramai è diventato legale, ma uccide il nostro mondo, è la pirateria. Scaricare illegalmente un brano o un intero lavoro, oltre che danneggiare economicamente, deprezza il valore simbolico di un disco. Quando un tempo i dischi costavano molto si acquistavano ugualmente perché il fatto di averlo era importante per riconoscersi in quel gruppo. Oggi la pirateria ha ucciso anche i sogni oltre che il businnes. Nel nostro Paese non c’ è traccia di una legge che tuteli i musicisti, i nostri proventi sono gestiti e versati dalla Siae con le loro scadenze e si fa fatica ad arrivare a fine mese. Ma faccio il lavoro più affascinante e mi godo la mia passione.

Civitanova sembra essere la culla dei grandi artisti. In tutti campi. La pensa così?
Senza dubbio. Basta citarne alcuni per capire il fermento artistico che è molto vivo nella nostra città: Serena Abrami, Andrea Foresi, Lorenzo Di Bella, Fabio De Santis, Andrea Solarino, Rosetta Martellini e Giorgio Felicetti. Grandi artisti non solo nel campo della musica che fanno grande questa città dal punto di vista culturale. E sicuramente avrò dimenticato qualcuno a cui chiedo scusa.

Quale problema riscontrano maggiormente i giovani in rampa di lancio?
Fare carriera oggi è molto difficile nel nostro ambito. I locali non hanno più la disponibilità ad organizzare serate e i gestori non hanno la cultura per accogliere giovani band in cerca di uno spazio dove esprimersi. Stimo tantissimo tutti quei giovani che fanno grandi sacrifici per provare, suonare e lo fanno a spese proprie. Per venire loro incontro e cercare di lanciare i più bravi ho dato vita ad un nuovo marchio, il Nohigbanda che si occupa di produrre artisticamente i giovani emergenti e di proporli alle case discografiche di tutta Italia. Di questa agenzia di produzione e scouting fanno parte anche Mauro Peroni e Caterina Trucchia, che si occupano di promozione e ufficio stampa dell’attività svolta.

Ultime considerazioni. Cosa consiglia alle nuove leve della musica?
Basta leggere il libro di Daniele Galassi: ” Dieci ragioni per cominciare a suonare e mille per smettere “. Credo che in queste pagine sia racchiuso tutto il bello e il brutto del nostro mondo.

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