Non fu premeditato il duplice delitto commesso a Grotte di Loreto da Claudio Alberto Sopranzi, 51 anni di Sirolo, il 28 luglio 2010. Per questo oggi la Corte d’assise d’appello di Ancona ha escluso la condanna all’ergastolo erogata in primo grado, condannando l’imputato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dall’uso di una pistola e per il tentato omicidio dell’ex fidanzata. Sopranzi aveva avuto una relazione anni addietro con Vincenza Mannino, 28 anni. Lei era arrivata da poco dalla Sicilia per una vacanza nella villetta della madre a Grotte e i due si erano sentiti telefonicamente e via sms ma non c’era stato alcun motivo che potesse aver scatenato la furia omicida di Sopranzi.
Forse fu la frustrazione di non poter riallacciare il legame ad armare la mano del 51/enne che, verso le 15:30, arrivò in mountain bike davanti alla casa, entrò e, senza dire una parola, uccise a colpi di pistola Berretta 7,65 la madre e la sorella di Vincenza, Rita Pulvirenti, 54 anni, e Silvana Mannino, 30 anni. Sopranzi ‘grazio” invece l’ex fidanzata, ferendola solo al bacino e a una gamba. La strage fu compiuta mentre, nei pressi della casa, si trovavano due figli di Vincenza e uno di Silvana, rimasti miracolosamente illesi. Dopo il duplice delitto, Sopranzi disse di non ricordare bene i fatti e che mentre sparava vedeva solo sagome davanti a sé. La difesa, rappresentata dall’avv. Maila Catani, aveva eccepito la nullità del provvedimento del gup che, a suo dire, sarebbe stato condizionato all’espletamento di una perizia psichiatrica sull’imputato che invece non fu disposta. Oggi il legale, in possesso del parere di un esperto che aveva ravvisato in Sopranzi una seminfermità di mente, aveva ribadito la richiesta di perizia psichiatrica e di un accertamento per ricostruire la dinamica dei fatti. Il difensore aveva anche sollecitato l’assoluzione per la detenzione di armi e
l’esclusione della premeditazione. Solo quest’ultima richiesta é stata accordata con la modifica della pena dall’ergastolo ai 30 anni di carcere dopo 4 ore di camera di consiglio. Sopranzi era in aula e ha assitito alla lettura del verdetto.
Per il resto la Corte ha confermato le decisioni prese in primo grado con la concessione di una provvisionale esecutiva di risarcimento di 100 mila euro a ciascuna alle sette parti civili costituite e cioé Vincenza, suo padre, i due fratelli, il compagno di Silvana e i figli. I danni complessivi dovranno essere quantificati in sede civile.