TELESE A CIVITANOVA: “GIOVENTU’, AMORE E RABBIA”

luca-teleseÈ un Italia in affanno quella raccontata dal giornalista Luca Telese che venerdì scorso ha partecipato alla presentazione della lista di SEL, a sostegno del candidato Sindaco Corvatta, nella sala conferenze dell’Hotel Miramare, ormai spazio principe di questa campagna elettorale che sembra avere difficoltà a trovare altri luoghi per avvicinare la città alla politica.
Con il piglio dell’affabulatore, di cui possiede talento da vendere, affinato anche dall’esperienza accumulata sia in televisione che sui palchi teatrali, Telese prende spunto dalla cronaca più attuale per partire, lancia in resta, con una difesa accorata del governatore Nichi Vendola, raggiunto da un avviso di garanzia proprio in questi giorni, e contestare quell’equazione che oggi ci porta sempre più spesso a dire riguardo alla classe politica “Sono tutti uguali”. La distinzione si evidenzia quando ci ricorda l’iter scolastico del “Trota”, che dopo essere stato bocciato per ben 3 volte, il padre Umberto Bossi dichiarò:”Mio figlio è stato bocciato perché il Presidente della Commissione era meridionale!”. Alla Lega, viste le ultime vicende, non poteva risparmiare la sua ironia tagliente e la scelta della Tanzania di rifiutare il “bottino”, portato lì su indicazione dell’ex ministro Tremonti, diventa segno di un coraggio, di una integrità che stride con chi gridava “Roma ladrona”.
Non dimentica Scajola, e non avrebbe potuto fare altrimenti, ma non solo perché forse sta ancora cercando chi ha pagato la sua casa “vista Colosseo”, nella quale ancora abita, ma anche perché fu il ministro che rispose alla richiesta di scorta di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse nel 2002, liquidandolo con un laconico “quel rompicoglioni!”. E lo ricordiamo noi, anche se non lo ha fatto Telese, fu lo stesso ministro che coordinò il G8 di Genova, ritornato in questi giorni d’attualità per l’uscita del film DIAZ, e che diede l’ordine di sparare se i manifestanti avessero sfondato la zona rossa.
Non tralascia di ricordare anche la coppia d’affari Bertolaso-Anemone e l’ex ministro Patroni Griffi, altro agevolato acquirente di casa “vista Colosseo”.
Il centro destra è protagonista della sua carrellata di nefandezze, ma anche il centro sinistra non è risparmiato dalla sua critica pungente, ne fa le spese in primis Massimo D’Alema che, sostiene Telese, “dice una cosa e avviene la cosa inversa” e Luciano Violante, la cui bozza sulla modifica della legge elettorale è da lui giudicata inadeguata in quanto mantiene inalterato un sistema e allontana i cittadini dalla possibilità di scegliere.
Il governo Monti è accusato di colpire i pensionati e privilegiare le banche, dietro alla richiesta “lo vuole l’Europa!”
Un’Italia spaccata in due, da una parte la “vip class”, super cafona, che decide i criteri del bello e che si concentra esclusivamente a mantenere inalterati i proprio privilegi, dall’altra l’Italia che resta a terra, che ha paura, che rimane inerte a casa a guardare la televisione e che si affanna per sostentarsi con l’incubo del pignoramento, della precarietà, della perdita pezzo dopo pezzo dei diritti tanto faticosamente conquistati. Racconta gli operai dell’Alcoa, quelli di Porto Torres, storie che ha inserito nel suo ultimo libro “Gioventù amore e rabbia” Il coraggio di non arrendersi: storie di chi vuole cambiare un’Italia che non ci piace più.
Arrendersi non si può, perché come scrive Brecht, nella poesia citata da Telese: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari / e fui contento, perché rubacchiavano. / Poi vennero a prendere gli ebrei / e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, / e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. / Poi vennero a prendere i comunisti, / e io non dissi niente, perché non ero comunista. / Un giorno vennero a prendere me, / e non c’era rimasto nessuno a protestare.”

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