Bocca cucita anche stavolta, come avevano anticipato i legali della difesa. Non ha risposto Salvatore Parolisi nemmeno al secondo interrogatorio di garanzia che si è tenuto nel carcere del Quartiere Castrogno a Teramo. Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Cirillo ed uno dei sostituti procuratori presente Davide Rosati hanno solo potuto guardare negli occhi l’uomo accusato di aver barbaramente ucciso la moglie e poi averne deturpato il cadavere. I legali dell’indagato, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile sono usciti dal carcere, anche loro senza rilasciare dichiarazioni alla stampa. Solo 40 minuti è durato l’incontro tra il soldato di Frattamaggiore che in carcere riceve le lettere delle ammiratrici ed il suo più aspro accusatore. La toga che ha messo il dito sulle tante piaghe, scoprendo tutte le carte. Dal tentato suicidio di Melania, che subiva i continui tradimenti del marito ai dialoghi in chat dell’uomo con i transessuali, dai messaggini di Ludovica ai riti demoniaci che si sarebbero svolti in caserma. Demoni, storie torbide, doppie personalità, sono uscite tutte fuori con la fine di quella che appare come l’unica persona pulita, Melania, che avrebbe pagato a caro prezzo la sua sete di verità. Secondo il gip di Teramo lo sciupa femmine Parolisi è una mente lucida, che viveva una situazione a lui congeniale, tra la moglie e l’amante. Una persona incline alle lacrime, anche se il suo – scrive Cirillo è un pianto finto. Convincente Parolisi – continua il gip – potrebbe aver pianificato l’omicidio della moglie. Conducendola in un luogo isolato, portandola in un posto diverso da quello che i due avrebbero dovuto raggiungere, ricorrendo all’alibi. Ora la decisione passa a L’Aquila. I legali di Parolisi hanno annunciato il ricorso e dicono che stavolta Salvatore parlerà. In sede di riesame però, è bene sottolinearlo, l’indagato non può essere interrogato, può solo rilasciare dichiarazioni spontanee. Una volta presentato il ricorso, il tribunale del Riesame dell’Aquila avrà 10 giorni di tempo per decidere.