Il silenzio delle istituzioni regionali preoccupa, mentre crescono le denunce sulle condizioni di lavoro all’interno del Santo Stefano. Dopo l’allarme lanciato dal sindacato delle professioni infermieristiche, interviene con fermezza Mario Morgoni, che chiama in causa direttamente la Regione Marche e il presidente Francesco Acquaroli.
«Le notizie che leggiamo sulla stampa relative alla presa di posizione del sindacato delle professioni infermieristiche sulle condizioni di lavoro al Santo Stefano di Porto Potenza sono estremamente preoccupanti», afferma Morgoni. L’ex deputato sottolinea come la struttura non sia solo un presidio sanitario di primaria importanza, ma anche un motore economico per l’intera comunità locale: «A Porto Potenza il Santo Stefano è nato e rappresenta la più grande azienda del Comune con oltre 500 addetti».
Ma il nodo centrale del suo intervento è il ruolo della Regione. Il gruppo Kos, proprietario del Santo Stefano, è infatti «una delle più grandi aziende della Regione Marche e opera quasi esclusivamente per conto della sanità pubblica», beneficiando quindi «di rilevanti risorse pubbliche». Ed è proprio per questo che, secondo Morgoni, non si può più far finta di nulla: «Il segnale di allarme sulle precarie condizioni di lavoro, le notizie di dipendenti che cercano alternative professionali, le mancate sostituzioni del personale e i riflessi sulla qualità delle prestazioni non possono lasciare indifferente la Regione».
Il messaggio rivolto al presidente Acquaroli è diretto e inequivocabile: «Ha il dovere e la responsabilità di intervenire tempestivamente aprendo un confronto franco con l’azienda per avere un quadro chiaro delle reali condizioni di lavoro dei dipendenti, della qualità dei servizi erogati e le rassicurazioni necessarie sulla continuità e sulle prospettive dell’impegno del gruppo Kos nel territorio».
Morgoni ribadisce con forza che «la Regione non può essere spettatrice inerte di una vicenda che coinvolge i diritti dei lavoratori e dei pazienti», sottolineando che è in gioco il futuro di «un’azienda strategica per l’integrazione dei servizi sanitari pubblici delle Marche, che attraversano una condizione di indubbia sofferenza».
Chiusura amara sull’assenza del Comune, che secondo Morgoni resta fuori dai giochi: «Del ruolo del Comune inutile parlarne: non pervenuto».
Forse Potrei sbagliarmi Eppure pensavo che il capo supremo della Cos era un progressista.