ROM A CIVITANOVA: “BISOGNA SOTITUIRE ALLE POLITICHE DI RIFIUTO QUELLE DI SOSTEGNO”

romSi diffonde fra i difensori dei diritti umani che cercano di sottrarre i rom di Civitanova Marche alla duplice morsa del razzismo e del rigore invernale, il timore che le istituzioni locali abbiano fatto dietro-front a proposito dell’assodata urgenza di attuare un programma di accoglienza e supporto sociale, finalizzato a un inserimento nella società civitanovese. Laura Marzola di Cittadinanza Attiva, il comitato di cittadini che ha ricevuto il Premio Makwan per i Diritti Umani 2012, riassume la situazione attuale, che sembra ormai un elastico, che mette a dura prova lo spirito democratico e umanitario di chi ha a cuore la vita di 21 persone già escluse, indigenti e con problemi sanitari gravi:

“Nessuna soluzione in vista,” scrive nel Facebook di Cittadinanza Attiva, “niente locali comunali né tantomeno soluzioni a breve scadenza. Il problema, che ho constatato e che è un ostacolo serio, è l’inadeguatezza dei servizi sociali nell’affrontare la tematica del ‘nomadismo’. Oggi, ancora una volta, mi sono sentita dire che non hanno capito come funzionano le comunità rom e, sopratutto, hanno smembrato e messo l’uno contro l’altro gli stessi componenti della comunità.
La comunità funziona così: è formata da diverse famiglie, parenti tra di loro, ma con ognuna un capofamiglia preciso. Oggi, per l’ennesima volta e sopratutto approfittando della scarsa capacità linguistica di qualcuno, il Comune ha parlato con un solo capo famiglia che, come logico,ha parlato per la sua famiglia e ha detto che il nucleo è composto da 12 individui. Però si sono ‘dimenticati’ di chiamare le altre 2 famiglie. La famiglia Ciuraru, che è la famiglia più bisognosa, non è stata contattata perché ‘di Pesaro’ mentre, in realtà, come detto più volte, questa famiglia era a Pesaro solo per motivi di salute e quindi facevano su e giù. Conferma del fatto che nel nostro progetto si parlava di 20 persone già mesi fa e sopratutto che Ipat è stato il nostro mediatore con la Comunità presente in città grazie alla parentela di sua moglie con Giorgio Ciurar. Poi è stato lasciato fuori anche Rosalim Ciurar, il famoso “Re stampella”. Perché? Anche lui è qui da anni eppure è stato lasciato fuori dal cerchio. Ancora una volta i servizi sociali e le istituzioni preposte sono rimasti nei loro uffici invece di parlare con chi si occupa delle comunità rom da mesi, attuando politiche di ascolto ‘sul campo’ invece che per sentito dire. Questo atteggiamento ce lo aspettavamo da una politica vecchia e vetusta e non da chi si proclamava ‘il nuovo che avanza’. Per la famiglia Ciuraru stiamo cercando una roulotte per i componenti anziani bisognosi di cure, mentre per i giovani, che possono lavorare, predisporremo un piano alternativo. Devo dire che molta gente, molta più di quella che pensavo, ci sta contattando per darci una mano e per dichiararci la sua vicinanza. Vedo anche che molta gente si sta avvicinando ai rom in modo inaspettato e positivo. Credo che questa città abbia davvero una parte da valorizzare ma, certamente, non è quella istituzionale. Grazie ai cittadini che ci sono vicino. Vinceremo anche questa di battaglia”.

Quando ho parlato al telefono con il sindaco di Civitanova Marche, mi è parsa una persona sensibile e attenta ai diritti umani. Sicuramente, consapevole del razzismo che è alla base del rifiuto e dell’ostilità che colpiscono i rom nella sua città, fenomeno che ha sottolineato anche sulla stampa locale.

Gli ho spiegato i problemi della comunità rom di Civitanova, rimarcando quelli della famiglia con i due anziani, portatori di patologie che li mettono a rischio di vita. Ora, è immaginabile che abbia subito pressioni, perché l’ostilità etnica verso i rom è diffusa. Resta però il fatto che – nei giorni di Natale – questi sfortunati esseri umani (ribadiamolo: esseri umani!) non hanno ancora un ricovero, se non per qualche giorno, mentre nessun progetto è stato formulato per dare loro una possibilità di vita. La Strategia europea prevede che le amministrazioni locali e i servizi sociali (che – non solo a Civitanova – sono staccati dalla realtà dei rom in quanto presenti troppo spesso negli uffici e poco o niente nei luoghi dove sopravvivono gli emarginati) si affidino per i progetti sui rom – necessari! – alle organizzazioni locali che, invece, conoscono le diverse comunità rom. A Civitanova vi è Cittadinanza Attiva. Le Nazioni Unite, con lo stesso proposito di evitare che le istituzioni scegliessero referenti “comodi” per affrontare le tematiche umanitarie, hanno emanato la Dichiarazione sui Difensori dei Diritti Umani, cui gli Stati – fra cui l’Italia – sono tenuti ad attenersi: http://www.ohchr.org/EN/Issues/SRHRDefenders/Pages/Declaration.aspx Questa è la sola via virtuosa e giusta che le istituzioni civitanovesi possano intraprendere. Se invece vi sarà uno scontro fra i poteri locali e i cittadini che si dedicano ai poveri e ai perseguitati, formulando oltretutto progetti in linea con la Strategia europea sui rom e con le Carte internazionali sui Diritti Umani, be’, sarebbe un evento ben triste e significativo di una malattia delle istituzioni ormai galoppante e fuori controllo. Una cosa è certa: oggi, anche grazie all’intervento del Difensore Civico delle Marche, il comune di Civitanova Marche è consapevole della condizione di persecuzione in cui vivono i rom e ha la possibilità di sostituire la mentalità “securitaria” con cui ha affrontato questa emergenza umanitaria fino a ieri con una mentalità improntata alla repressione, all’allontanamento e alla denuncia penale, con un approccio nuovo, basato sulla civiltà, i valori della democrazia e soprattutto il rispetto della vita di chi è povero ed emarginato.

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