“QUEI VIOLENTI SI DOVEVANO FERMARE PRIMA DEL CORTEO”

a12Quell’uomo ha visto la morte in faccia, è vivo per miracolo»: è una scena di terrore, quella che il carabiniere ha raccontato dal suo letto dell’Umberto I a Emanuele Fiano. Il responsabile per la sicurezza Pd ieri ha portato un saluto e la solidarietà agli agenti e ai manifestanti feriti l’altro giorno, tra di loro anche l’autista del blindato dell’Arma che è stato accerchiato e dato alle fiamme in piazza San Giovanni. «Ho incontrato anche il ragazzo di Sel che si è ferito alla mano cercando di neutralizzare una bomba carta tirata in mezzo al corteo. Per fortuna non ha perso le dita come si era detto, però ha perso funzionalità e gli servirà la chirurgia plastica».

Quaranta feriti tra le forze dell’ordine e una ventina di manifestanti: un bollettino di guerra. Si poteva evitare?
«È esattamente questo il punto più importante, il tema della prevenzione. Martedì in Senato sentiremo da Maroni cosa deve dirci il governo, ma ci pare che ci fossero tutte le informazioni per impedire a questi violenti di professioni di arrivare alla manifestazione e mescolarsi alla parte pacifica, che era poi il 99%. Servivano controlli e filtri, insomma tutta un’attività di separazione della parte sana del corteo da quella violenta che non può che spettare allo Stato, anche se in alcuni momenti sono stati gli stessi manifestanti ad adoperarsi e hanno applaudito le forze dell’ordine quando sono riuscite a isolare i peggiori elementi».

Inevitabile quindi una riflessione sulla gestione della piazza?
«Crediamo al questore e al prefetto quando dicono che la strategia delle forze dell’ordine ha cercato di evitare situazioni più difficili o estreme, ma l’intenzione di bloccare i manifestanti all’interno del percorso, per proteggere le sedi istituzionali e i centri nevralgici, mi lascia l’impressione che occorressero molti più uomini e mezzi per poter raggiungere lo scopo. Infatti in diverse situazioni, a cominciare da quella a San Giovanni che poi purtroppo è degenerata, abbiamo visto che i violenti erano in maggioranza rispetto alle forze di polizia che dovevano contrastarli. Penso infatti a quegli uomini e a quelle donne in divisa che devono operare sempre più spesso senza strumenti e dotazioni, aggiungo anche mettendo a repentaglio la propria dignità, perché non è certo facile andare in una piazza sapendo di prendere le botte».

I tagli alla sicurezza, come si è visto sabato scorso, rendono sempre più difficile il compito delle forze dell’ordine.
«Sono stati tagliati 4 miliardi negli ultimi 4 anni al comparto sicurezza e di fronte a questo, francamente, fa davvero sorridere che due membri del governo come Mantovano e Crosetto dicano di voler cancellare l’ultimo taglio di 60 milioni. È una posizione strumentale che ricade sulle stesse forze dell’ordine che affrontano sulla propria pelle le scelte dell’esecutivo».

A proposito di strumentalizzazioni: c’è il rischio che quelle centinaia di violenti oscurino le ragioni di chi ha diritto a scendere in piazza?
«A prescindere da ogni dietrologia, noi dobbiamo essere la diga contro ogni trasformazione della protesta in violenza. Il dissenso è il cuore della democrazia, la violenza il suo nemico  e  non  la  supporteremo mai, in qualsiasi forma o modo».

INTERVISTA DI SALVATORE MARIA RIGHI AD EMANUELE FIANO DA ” L’UNITA'” DEL 17 OTTOBRE

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