Il Governo ha accolto, anche se con una riformulazione, l’ordine del giorno del deputato del Pd Mario Cavallaro che nell’approvazione del decreto sulla spending review ha chiesto di ripensare le norme per il riordino delle Province. “Il Governo – fa sapere Cavallaro – si è impegnato a valutare la possibilità di garantire tempi più adeguati da concedere a Regioni e Cal per i nuovi accorpamenti, e addirittura ad adottare nuovi e più appropriati parametri che tengano conto delle realtà esistenti, prevedendo delle eccezioni dove esse siano sostanzialmente adeguate ai nuovi modelli organizzativi che si intendono adottare, come nel caso di Macerata, espressamente citata nell’ordine del giorno”. Inoltre, sottolinea, nel caso di accorpamenti indifferibili, il Governo si impegna a garantire che “il processo di scelta del nuovo capoluogo derivi dal criterio di scelta del capoluogo della provincia avente il maggior numero di abitanti fra quelle da accorpare o sia necessariamente oggetto di accordo, anche a maggioranza, fra le Province da accorpare, sentiti i precedenti capoluoghi, e che in ogni caso sia esperito un procedimento di consultazione democratica come condizione per la definitiva
individuazione del nuovo capoluogo, nell’ambito di un accordo generale di riallocazione delle strutture provinciali e dei servizi territoriali ad essa collegati”.
“L’ordine del giorno dell’on. Mario Cavallaro fatto proprio dal Governo, sull’interpretazione del comma 4 bis dell’art. 17 del decreto legge sulla Spending review ha il fascino del desiderio. Una mossa da bravo avvocato come Cavallaro è, ma anche lo strenuo tentativo di riscrivere una norma piuttosto che interpretarla”. Così Amedeo Ciccanti, deputato dell’Udc. Questo, a suo avviso, “il fatto nuovo che si è verificato durante la discussione alla Camera della norma che stabilisce i criteri per i nuovi capoluoghi delle nuove Province accorpate. Secondo Cavallaro, la norma che indica in Ascoli Piceno il capoluogo della nuova Provincia, salvo accordi diversi, va interpretata così: Macerata e Fermo potrebbero decidere diversamente”. “Una forzatura – dice Ciccanti – che crea solo confusione, perché l’accordo implica l’unanimità’ non essendo stabilite procedure di voto, e dunque richiederebbe la rinuncia di Ascoli a diventare capoluogo. Un’eventualità che non riesco ad immaginare nemmeno in sogno”. Fra l’altro, continua, non saranno le tre province oggetto di riordino a scegliere, ma il Consiglio delle autonomie locali regionale nel suo complesso”. Ora la partita “é nelle mani della Regione, che deve fare una proposta al Governo”. La Camera, “con l’impegno del sottoscritto e del collega Luciano Agostini (entrambi eletti nel Pd, Agostini del Piceno, Cavallaro del Maceratese ndr) consegna alle Marche una nuova Provincia di 700.000 abitanti, con Ascoli capoluogo. La parola passa ai consiglieri regionali che possono sfasciare tutto e cambiare capoluogo: spero non lo facciano”, conclude Ciccanti.