PROCESSO UNIPOL-BNL, TUTTI ASSOLTI, PENE LIEVI PER SACCHETTI E CONSORTE

fazioSolo due condanne, dopo anni di accuse. Si conclude con un colpo di scena il processo  d’Appello  per  il  tentativo  di scalata di Unipol alla Bnl, che cancella ben  quindici  condanne  comminate  in primo grado, tra cui quella all’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Non ci fu un accordo fuorilegge tra i così detti “contropattisti” e Unipol per conquistare Bnl ai danni della concorrente  spagnola  BBVA  nell’estate  del 2005 e neppure una regia di Antonio Fazio, in difesa dell’italianità delle banche. Per tutti gli imputati è così caduta l’accusa di aggiotaggio.
Gli unici ad essere stati giudicati colpevoli sono l’ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte (un anno e sette mesi, invece dei tre anni e dieci mesi del primo grado) ed il suo vice Ivano Sacchetti, condannato ad un anno e sei mesi (rispetto a tre anni e sette mesi) per ostacolo alle autorità di vigilanza e insider trading. Il collegio giudicante ha annullato le sanzioni pecuniarie a carico dei due manager, che erano rispettivamente di 1,3 milioni di euro e 1 milione di euro. Unipol, che in primo grado era stata condannata a pagare una multa di720mila euro, ha visto la sua sanzione ridotta a 420mila euro in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità delle società per i reati commessi dai propri dipendenti.

ASSOLTI
Oltre a Fazio sono stati assolti tutti i così  detti  “contropattisti”,  per  non  aver commesso il fatto: Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Ettore e Tiberio Lonati, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto. In primo grado erano stati condannati a tre anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 900mila euro.
Assoluzione piena anche per Francesco Gaetano Caltagirone e Carlo Cimbri, at-tuale ad di Unipol. L’inchiesta della procura di Milano entrò nel vivo il 19 dicembre del 2007 con un avviso a comparire per Antonio Fazio ed il suo vice, Francesco Frasca, poi assolto in primo grado. L’accusa era quella di aver violato i doveri d’ufficio e addirittura istigato e favorito la condotta degli ex vertici di Unipol, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri e dell’ex ad di Bpi, Giampiero Fiorani, per scalare la Bnl. Era il periodo dei “furbetti del quartierino” e del tentativo di un  profondo riassetto del potere bancario in Italia.
L’inchiesta milanese fu chiusa il 3 marzo 2008 con 45 indagati (31 persone fisiche e 14 società) e il 18 settembre 2009 il gup Luigi Varanelli dispose 28 rinvii a giudizio, 14 proscioglimenti e tre patteggiamenti.
Il 18 marzo 2010 prese il via il processo davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano e, nella primavera 2011, i pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta chiesero la condanna di 17 imputati e l’assoluzione per altri quattro (Emilio Gnutti, il presidente di Holmo Pierluigi Stefanini e due funzionari di Deutsche Bank). Il 31 ottobre 2011, dopo tre giorni di camera di consiglio, la corte  presieduta  da  Giovanna  Ichino emise una sentenza di condanna per 16 imputati (13 persone e tre società) per i reati, a vario titolo, di aggiotaggio,  di ostacolo all’attività degli organi di vigilanza e, solo per Consorte, di insider trading,  e  12  assoluzioni  (otto persone  e quattro società).
Giovanni  Consorte,  attraverso  una nota, si è detto «felice che dopo 7 anni, la corte d’Appello ha riconosciuto la liceità  dell’operazione  Bnl  da  parte  di Unipol. Non posso che esprimere la mia più assoluta soddisfazione per l’assoluzione con la formula “il fatto non sussiste”  dall’accusa  di  aver  manipolato  il mercato scalando la banca Bnl. Ho sempre avuto piena fiducia nella magistratura, rimangono sul terreno i reati residui di ostacolo alla vigilanza e di insider trading informativo a favore degli onorevoli Massimo D’Alema e Piero Fassino. Sono certo della correttezza del mio operato e che anche quest’ultimo tassello verrà  presto  chiarito  nelle  sedi  opportune».

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