ORA COME ALLORA…LE ARAGOSTE DI GERMANO

editorialeCominciamo là dove aveva finito. “Facciamo volare alta la speranza” diceva qualche sera fa un noto imprenditore della zona di nome Germano ma civitanovese doc e concludeva con “Cassazione permettendo”. Non è difficile intuire a chi fosse destinato quell’anelito di speranza, e le lanterne forse non sono riuscite ad arrivare in così poco tempo al Palazzaccio di Cassazione a Roma. Tant’è. E se non fosse per questa curiosa coincidenza della condanna dell’ex Presidente del Consiglio forse non sarebbe neanche venuto in mente l’accostamento. Ma è inevitabile ritornare col ricordo a quelle immagini di tanti anni fa, quando l’imprenditore andò ad accogliere l’ex premier ad Ancona con tanto di Aragoste (che ritroviamo anche oggi) offerte a tutti e di informazioni date alla stampa sul prelibato crostacio . Ma andiamo alla seconda fotografia: Chissà se ha influito “La Grande Bellezza” di Sorrentino, che è stato anche a Civitanova nei giorni scorsi, a ispirare quella festa “mondano-chic” metà fra mondanità romana e provincialismo più becero. Ma i lettori forse non conoscono i fatti: Il commendatore invita nelle “terme” della sua sontuosa abitazione imprenditori, vip più o meno decaduti, gente che vuole contare nella società. E si assiste alla commedia delle parti con tanto di reportage fotografico con donne-maschere agghindate come alberi di Natale per non sfigurare di fronte alla moglie di…, alla vip… e ciarlano di abiti, gioielli, le più audaci addirittura annuiscono a discorsi di politica.
E poi c’è il mondo degli affari e degli uomini. Il commercialista e il nuovo vicepresidente della Banca, il medico e l’architetto. Nessun politico, perchè la politica è il male da combattere. Ma soprattutto il dirigente di banca, verso il quale l’imprenditore elargisce assoluzioni a piene mani. Ma è normale, il dirigente è un amico, si conoscono da tempo lui e l’imprenditore. Da quando anche il Commendatore faceva parte per tanti anni del consiglio d’amministrazione dell’istituto di credito che ora ha qualche problema su cui nulla dice. Un silenzio “assordante” per una banca che valeva 3miliardi e mezzo ed ora poco più di 200milioni, dove a pochi sono stati elargiti crediti “esagerati” che ora fanno rischiare il tracollo. Lo stesso che hanno avuto le azioni che migliaia di persone avevano acquistato investendo i risparmi di una vita. Di questo Lui non dice nulla se non “la vendetta va’ servita fredda”…all’indirizzo di chi non è dato sapere.
Ma è la notte della speranza, tutto può succedere. Eh sì, anche se non è difficile ravvisare una contraddizione forte fra imprenditoria e speranza: sembra più la filosofia delle vecchie sagge che dicono “abbi fede e vedrai che tutto si aggiusta” piuttosto che la visione di, che so io, un Adriano Olivetti qualsiasi. E così il discorso dell’imprenditore spazia “tuttologicamente” dall’ingresso nell’euro “un errore” – dice – alla questione kazaka, da Confindustria a Papa Francesco. Denso, davvero, come discorso.
Ma l’impresa dov’è? Un imprenditore non dovrebbe parlare di profitti, di mondo del lavoro, di ricchezza, di welfare? Non ce n’è traccia nel discorso. Anzi si, i 7 musicisti e il catering hanno lavorato, certo, per la sfarzosa festa. E non c’è dubbio che l’imprenditore abbia la libertà di utilizzare come meglio crede il proprio denaro. Però, tutto sommato fa un po’ tristezza vedere l’Italia imprenditoriale di oggi.
Il più grosso industriale italiano è stato condannato, un altro pensa alle feste mondane riprese e amplificate dalla stampa amica e ossequiente. Ma affidiamoci alla speranza, si si, è proprio così che cambieranno le cose.

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