OMICIDIO GOFFO: CONDANNATO BINNI A 16 ANNI, REGGE L’ACCUSA

Era l’unico sospettato fin dall’inizio, anche se il suo arresto scattò ben 14 mesi dopo il ritrovamento del cadavere. Ma per gli inquirenti l’assassino di Rossella Goffo, la funzionaria della Prefettura di Ancona scomparsa il 4 maggio del 2010 dal capoluogo e ritrovata nel 2011, ormai ridotta a uno scheletro, sotto uno strato di terra a Colle San Marco, vicino Ascoli Piceno, era ed è sempre stato soltanto lui: Alvaro Binni, tecnico della polizia, condannato oggi dal gup ascolano Rita De Angelis a 16 anni di carcere.    Entrambi sposati e con figli, Binni e Rossella avevano una relazione, da lui sempre minimizzata. Un “sodalizio amoroso movimentato”, rapporti “complicati e patologici” quelli che intercorrevano fra i due, recita l’ordinanza con cui il gip  ordinò l’arresto. Lei è una donna inquieta, che sui social network si presenta con un’altra identità e diversi anni di meno, fa pressing sull’amante per andare a vivere insieme, arriva a inventare una bimba mai nata e minaccia Binni di rivelare tutto alla moglie. Lui è esasperato, e teme di non riuscire più a liberarsi della donna. Quando Rossella lascia Ancona per raggiungere Ascoli, è convinta di aver finalmente coronato il suo sogno: una convivenza. E invece trova la morte. Il 4 maggio, quando i due si incontrano ad Ancona, lei lascia l’auto in prefettura e svuota l’appartamento che divide con due ragazze, portando con sé trolley, lenzuola, beauty case, pc e due cellulari. Alla vigilia dell’Epifania del 2011, un cane a passeggio con il padrone sul Colle San Marco fiuta qualcosa. Sotto uno strato sottile di terra ci sono delle ossa. Gli accertamenti e alcuni oggetti personali, tra cui un braccialetto con la data del suo matrimonio, diranno che quei resti sono di Rossella. Secondo l’accusa, Binni e la Goffo, il pomeriggio di quel 4 maggio, raggiungono Colle San Marco, lui la uccide e torna il giorno dopo a sotterrare il cadavere. Ma l’imputato ha sempre smontato il movente, sostenendo che la moglie era al corrente delle attenzioni morbose della Goffo. “Sapevo che c’era questa donna che lo ossessionava, che si inventava di avere un figlio, non a caso l’ha denunciata per stalking”, ha detto la moglie del tecnico durante il processo. Un processo che ha visto una battaglia serrata a colpi di perizie tra accusa e difesa, soprattutto sulle celle telefoniche e la permanenza del cadavere nel luogo in cui è stato ritrovato. Ma il gup ha accolto la tesi dell’accusa, pur avendo condannato Binni a una pena nettamente inferiore a quella, 30 anni, chiesta dal pm Carmine Pirozzoli.

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