MONTECOSARO, COLPO DI MANO ALL’ACOM

silenzi1di Giulio Silenzi
L’Acom, per mercoledì 15 settembre, ha convocato un’assemblea straordinaria per modificare il proprio statuto e soprattutto togliere il terzo comma dell’articolo 6 che testualmente riporta “in ogni caso la società dovrà essere a prevalente capitale pubblico” e infatti, la provincia di Macerata detiene circa il 39% delle azioni, il comune di Montecosaro circa il 9% e l’Università di Camerino e il comune di Tolentino il 3%. In parole povere si vuole privatizzare l’Acom, vanificando l’ingresso della Regione Marche -che soltanto poche settimane fa aveva ribadito il proprio interesse a rilevare tutta la quota pubblica- in quanto senza la maggioranza pubblica verrebbe meno l’interesse da parte della Regione ad entrare nella società. Dire che tutto questo è gravissimo è poco, anche perché questa modifica di statuto viene dopo che il comune di Montecosaro, rompendo di fatto il patto tra gli enti pubblici, ha pubblicato un bando per la vendita delle sue azioni in Acom. Va detto che la vendita delle azioni di Montecosaro se avvenisse ai privati, la cui manifestazione di interesse scade cinque giorni dopo la convocazione dell’assemblea straordinaria e cioè il 20 settembre, non sarebbe possibile se si mantenesse “la prevalenza di capitale pubblico dell’Acom”. Tanto è vero che lo stesso comune di Montecosaro al punto 6 del bando scrive testualmente ” L’art. 6 dello Statuto di Acom s.p.a. prevede, inoltre, il vincolo della maggioranza pubblica del capitale. Pertanto, prima dell’aggiudicazione della presente gara a soggetto “non avente i requisiti di “pubblicità” di cui al predetto articolo 6 dello statuto sociale, si dovrà provvedere ad apposita variazione dello stesso statuto sociale prevedendo l’eliminazione del predetto vincolo. Nel caso in cui, tale variazione non dovesse essere adottata e divenuta efficace entro il 30/11/2010, il Comune di Montecosaro si riserva la facoltà, insindacabile, di revocare la presente procedura di gara”. E’ impossibile pensare che il bando del Comune e la convocazione dell’assemblea straordinaria non siano connesse tra loro. Non è chiaro se la convocazione sia stata fatta con l’assenso dell’Amministrazione provinciale -azionista di riferimento, che indica per i patti parasociali il presidente dell’Acom (Franco Capponi ha indicato Sauro Pigliapoco)- tramite il suo commissario oppure no. E questo aspetto non è cosa di poco conto. Già in passato, più volte si è tentato di far perdere al pubblico la maggioranza in quanto in ballo ci sono interessi milionari. Certo è che questa situazione non si sarebbe verificata se fosse rimasta alla presidenza dell’Acom Fiorella Tombolini, la cui azione è sempre andata nella direzione di tutela degli interessi dell’Acom , rispettando sempre la maggioranza pubblica. Ora comincio ad aver chiaro il perché con il cambio dell’Amministrazione provinciale non sia stata rinnovata la fiducia alla Tombolini che con managerialità e trasparenza aveva ottimamente operato e che, pur essendo in carica nel giugno 2009, per correttezza istituzionale in quanto espressione della precedente amministrazione, non avendo la fiducia da parte dell’amministrazione Capponi, si è coerentemente dimessa. A questo punto, la Provincia di Macerata detentrice di più un terzo delle azioni, non può che palesare la propria contrarietà alla modifica dello statuto in quanto per la modifica stessa è necessaria la maggioranza dei due terzi degli azionisti. Ogni altra scelta sarebbe incomprensibile e arrecherebbe un grave danno non soltanto alla Provincia ma anche agli altri Enti, in quanto viene meno la salvaguardia del valore del capitale pubblico e si priverebbe l’Acom di una prospettiva futura vanificando l’ingresso della Regione Marche.

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