MATTEI: F. MERLONI, SUBITO DUBBI SU SUA MORTE

matteiL’ex ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni ricorda ancora il giorno in cui seppe della morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni precipitato al suolo a Bascapé (Pavia) il 27 ottobre 1962 durante il volo su un bireattore di ritorno da Catania. “Mi chiamò mio padre (Aristide, imprenditore e sindaco di Fabriano, ndr) e di disse quello che era successo”. Fin da subito “pensammo che quella morte era poco chiara. Lui aveva tanti nemici. D’altro canto – ricorda ancora Merloni, deputato e senatore Dc per 7 legislature e imprenditore della Ariston
Thermo, azienda leader nel settore – era anche uno che tendeva spesso a forzare le situazioni” e quindi l’ipotesi dell’ incidente non era del tutto campata in aria.  Mattei frequentava la famiglia Merloni, di Fabriano, a pochi chilometri di distanza da Matelica, la piccola città del maceratese dove aveva trascorso la giovinezza e dove tornava spesso: lui era nato ad Acqualagna (Pesaro Urbino) nel 1906, primo di 5 figli di uno dei carabinieri che avevano arrestato il brigante Musolino. “Mattei e mio padre appartenevano allo stesso partito, la Dc – ricorda ancora Francesco Merloni – veniva a cena spesso insieme alla moglie Greta (Margherita) Paulas e noi ragazzi stavamo ad ascoltare i suoi discorsi”.  Oltre a Francesco, all’epoca studente di ingegneria, c’era anche il fratello Vittorio, diventato poi presidente di Indesit Company e presidente di Confindustria. Merloni parla di un uomo “eccezionale per forza, impegno, volontà”, ma anche che dava l’idea di essere “uno spirito indomabile. Credo – ammette oggi – che Mattei sia l’unico uomo che mi ha messo in soggezione”. Era il 1953 e il ventisettenne Francesco aveva pronto il progetto di una fabbrica di bombole a gas, su cui aveva fatto anche una tesi all’Università. L’idea era di farla a Fabriano, per differenziare l’attività dei Merloni, proprietari di uno stabilimento di bascule. Ma proprio “su richiesta di Mattei, fu realizzata a Matelica. Molti giovani del luogo venivano reclutati dall’Agip e i matelicesi protestavano: “se i tutti i ragazzi vanno nel nord Italia, che faranno le nostre figlie?”. Fu lo stesso Mattei a fare il primo ordinativo di 50.000 bombole. Poi però rilevò la Pignone – “glielo aveva chiesto il sindaco di Firenze Giorgio La Pira, dopo avere sognato la Madonna” – e i due finirono per diventare concorrenti. Ma questo non ha fermato la dinastia fabrianese degli elettrodomestici, ormai articolata in gruppi separati e titolare di marchi famosi. Meno che meno si fermò Mattei, che oggi Merloni paragona ad Alcide De Gasperi per forza di carattere e capacità di lasciare un segno nella storia. “A quell’epoca in Italia c’erano solo fabbriche padronali, lui ‘invento’ i manager. Non amava gli americani, ma li copiava”.

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