MARIOTTI RISPONDE SULLA CORRETTEZZA DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE PER LA SELEZIONE DEL COMANDANTE DEI VIGILI

In merito agli articoli di stampa in cui si annuncia il ricorso che sarebbero intenzionati a presentare due dei candidati alla selezione per la copertura del posto di dirigente del corpo di polizia municipale del comune di Civitanova (Fanny Ercolanoni e Roberto Benigni).
Pur essendo assolutamente legittimo che i candidati selezionati chiedano chiarimenti e notizie in merito ai giudizi riportati nelle prove sostenute, eventualmente tutelandosi in giudizio se si ritengono ingiustamente qualificati, è assolutamente intollerabile il fatto che costoro, nel fare le loro rimostranze, ledano l’onorabilità di stimabili professionisti che hanno operato nella commissione, dimostrando invece la propria assoluta incompetenza nella specifica materia e, forse, asseverando la fondatezza dei giudizi espressi dalla commissione esaminatrice.
Le loro critiche si appuntano sul fatto che il test psicoattitudinale sia stato svolto in maniera incompleta e superficiale e, di fatto, contestano la professionalità dello psicologo presente in commissione, anche affermando che avrebbero fatto visionare il test ad una diversa psicologa “tra le migliori d’Italia”.
Proprio per rispetto della professionalità di chi ha lavorato con me a questa importante selezione, non posso esimermi dal chiarire pubblicamente che l’errore lo hanno commesso i candidati e non durante il test ma proprio nei loro giudizi successivi.
Infatti la prova dagli stessi sostenuta non è il test di Rorschach, come essi affermano, bensì il test di Zulliger, che deve svolgersi proprio nelle modalità in cui si è svolto, con proiezione di tre diapositive sul muro, attraverso un proiettore di immagini, da visionarsi per 12 – 15 secondi, seguito dall’attività dei candidati di scrittura su un apposito elaborato delle impressioni riportate.
Si tratta di un test standardizzato e molto utilizzato anche dalle forze armate per la selezione dei propri ufficiali, quindi chi svolge attività assimilate avrebbe dovuto conoscerlo.
Il test non era certo finalizzato a tracciare il profilo della personalità dei candidati, bensì ad indagarne alcune capacità richieste a un buon dirigente: capacità organizzative, capacità relazionali e capacità cognitive. Probabilmente, visti gli esiti e i successivi sviluppi, il test ha colto nel segno.
Dunque, sbagliati i presupposti, sbagliate le conclusioni. Tanto si deve a chi ha lavorato con impegno e professionalità nell’auspicio che una maggiore riflessione e una più approfondita conoscenza dei fatti porti i candidati interessati a maturare le proprie decisioni con più serenità, qualità necessaria per svolgere un lavoro così delicato.

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