C’era una volta l’uomo che si definiva del fare, allergico ai tavoli della politica. Se ne faceva vanto, con orgoglioso sprezzo dei partiti, coltivando il consenso a capo della sua lista civica.
Sono stati sufficienti quindici anni di politica (VEDI SCHEDA SOTTO) e la metamorfosi di Erminio Marinelli si è completata trasformandolo in un formidabile carrierista del Pdl, capace di giocare sullo scacchiere degli incarichi con l’abilità di un veterano.
Del medico prestato alla politica poco resta, mentre è diventato abilissimo ad accumulare poltrone: doppia delega a Civitanova, dove è vice sindaco e assessore, un seggio nel consiglio provinciale, dove svolge anche il ruolo di capogruppo del Pdl e ora si candida alla presidenza della Regione e chiede un voto di fiducia a una Civitanova che non riesce più a servire e ben amministrare e che considera invece come un terreno di passaggio per costruire, tappa dopo tappa, la sua carriera di professionista della politica. Quella stessa Civitanova che non ha saputo difendere dai tagli imposti dalla giunta Capponi; che nella scalata alla Regione con la vicenda degli Swap ha indebitato per 900 mila euro, il prezzo pagato alle banche per potersi scrollare dalle spalle l’irresponsabilità di aver firmato, da sindaco, contratti ad alto rischio e che ora peseranno sulla città per i prossimi trent’anni.
Marinelli ora vuole andare in Regione e per farlo usa i suoi tre lustri vissuti a Palazzo Sforza sbandierando i “suoi” successi ma dimentica che i parcheggi promessi ai commercianti nella zona Ceccotti sono un bluff e non c’è traccia delle annunciate strutture pubbliche che avrebbero dovuto rilanciare l’economia e il peso culturale della città: il palasport, il museo del mare, il nuovo ente fiera, la multisala Rossini. Niente di niente. I giorni di acceso dibattito tra amministratori, commercianti e cittadini sull’emergenza polveri sottili e sulla Ecozona lo hanno visto spettatore silenzioso e defilato, perfino assente al consiglio comunale sull’inquinamento, più preoccupato dal termometro dei consensi che di stare in mezzo ai civitanovesi che oggi dice di voler rappresentare. Civitanova è una città che vuole parlare al mondo, che esporta i suoi prodotti e le sue intelligenze migliori ma che ha a che fare con una classe politica che non è capace di tenere il passo, che ha fallito le sfide progettuali del futuro e che, per rozze ragioni di contrapposizione ideologica, l’ha isolata, penalizzandola, dai contesti in cui si decidevano strategie e finanziamenti per le strutture pubbliche.
Altro che ‘cambiare scena’: c’era una volta Marinelli, l’uomo del fare, e adesso non c’è più.
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