LO PSICOLOGO RISPONDE: I RAGAZZI E LA SOLITUDINE

solitudine6Di Vincenzo Luciani

Viviamo nell’era della comunicazione. Tuttavia mai come oggi lamentiamo la nostra solitudine. Mai come oggi sentiamo la mancanza di un interlocutore vero. Evidentemente la comunicazione e la vicinanza di cui abbiamo bisogno è fatta di una moneta diversa da quella corrente. In Italia almeno un bambino su cinque quando torna a casa dalla scuola non trova nessuno ad attenderlo. Il fenomeno è altrettanto diffuso nel resto del continente poiché gli studi statistici stimano attorno a cinque milioni i preadolescenti europei che vivono la stessa condizione. Spesso i figli possono riabbracciare i genitori soltanto di sera. Si trovano così a spendere il loro tempo, per almeno cinque giorni la settimana, segregati nella propria abitazione. Occorre, inoltre, precisare che la soglia dell’età in cui i ragazzi sono costretti, loro malgrado, a gestire da soli gran parte della giornata, si è ulteriormente abbassata nell’ultimo decennio. Qualcuno ha avanzato la tesi che, alla fin fine, non si tratterebbe di un fenomeno inquietante: quest’abitudine potrebbe, infatti, rivelarsi un vantaggio nel favorire l’indipendenza precoce dei ragazzi. E’ una tesi difficile da sottoscrivere. Siamo, infatti, dinanzi ad una ‘indipendenza’ che i minori sono costretti a subire. Non siamo in presenza di ragazzi che si sono già ‘separati’ psicologicamente dai genitori. Non si tratta di giovani che vogliono ‘sperimentarsi’ lontano dallo sguardo parentale, ma di ragazzi che, al contrario, non riescono più a trovare nella famiglia un senso di appartenenza, che si sentono stranieri in casa. Questi preadolescenti vivono il loro tempo solitario come un abbandono. Quando si rendono conto che la loro esistenza non richiama l’attenzione degli adulti, quando capiscono di non avere visibilità, allora rinunciano a domandare, anche silenziosamente, la vicinanza degli altri. Allora può accadere che per contrastare gli effetti angoscianti della solitudine questi giovani possano scegliere di vivere soltanto dentro una realtà virtuale. Le relazioni interpersonali divengono rarefatte, o, addirittura, divenire assenti. I loro interlocutori diventano i divi della televisione, coloro che ‘incontrano’ navigando in rete, oppure i personaggi immaginari che vivono nei video giochi. Gli effetti possono essere devastanti. Ne sanno qualche cosa in Giappone dove questo fenomeno, che hanno chiamato hikikomori, è divenuto così diffuso che migliaia di ragazzi, come moderni eremiti, vivono per mesi, qualche volta anni, rinchiusi nella loro camera in una bolla comunicazionale che prevede come unico spazio sociale quello telematico.

CURRICULUM
Vincenzo Luciani è laureato in Psicologia presso la Facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Roma. Iscritto presso l’Albo degli Psicologi della Regione Marche, presso l’elenco degli Psicoterapeuti della Regione Marche. E’ membro della Scuola Europea di Psicoanalisi e dell’ Associazione Mondiale di Psicoanalisi. E’ autore di numerose pubblicazioni. Attualmente è Direttore Consultorio Familiare Zona 13

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