LEGGE 194, NELLE MARCHE UNA DONNA SU DIECI COSTRETTA AD ANDARE FUORI

Sempre più numerose sono le donne che vanno fuori regione per abortire e sempre più numerosi sono i medici obiettori. Questa la fotografia fatta da
Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche. “Dai dati del Ministero della Salute, elaborati dal sindacato – dice la Longnin – emerge infatti che nel 2020 nella regione sono state effettuate 1.351 interruzioni volontarie di gravidanza, con un decremento rispetto all’anno precedente del -2,7% (-9,3% a livello nazionale), presumibilmente condizionato, in parte, dalla pandemia da Covid-19. Osservando i dati per provincia, si registrano 446 interventi di Ivg (interruzione volontaria gravidanza) nella provincia di Ancona, 335 nella provincia di Macerata, 299 ad Ascoli Piceno, 271 nella provincia di Pesaro Urbino e nessuna Ivg nella provincia di Fermo. Nel 2020 ci sono state 1.327 donne marchigiane che hanno fatto ricorso all’Ivg, di cui 110, pari all’8,3%, si è recata in strutture fuori regione. Nel 2020, gli obiettori di coscienza rappresentano il 70% dei ginecologi, il 42,6% degli anestesisti e il 22,5% del personale non medico. Dunque, la percentuale di medici obiettori nelle Marche cresce rispetto al 2019 e supera quella media nazionale (64,6%). Si registra una ripresa dei consultori pubblici, ma “una donna su dieci si reca fuori Regione per una Ivg – rimarca Loredana Longhin – e l’aborto farmacologico ha percentuali inferiori rispetto alle altre Regioni”. La 194 del 1978 “è una legge di civiltà. La Cgil si opporrà sempre al modello conservatore che questa Giunta sta cercando di imporre, e rivendicherà sempre il diritto sociale della maternità e il diritto alla salute delle donne”.

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