LALLO GIULIETTI: “ I RICORDI INDELEBILI DELLA MIA CIVITANOVESE ”

lallo-giuliettiDi Emanuele Trementozzi

Lallo Giulietti può definirsi senza ombra di dubbio un’istituzione a Civitanova Marche. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo qualche tempo fa in relazione alle sue importanti e lodevoli missioni nei paesi poveri del Brasile e dell’Ecuador, dove allena oltretutto una squadra di bambini, esattamente a Penipe. Ma Giancarlo, per gli amici tutti semplicemente Lallo, è stato un punto fermo della nostra Civitanovese e un ottimo rappresentante politico in Amministrazione Comunale e Consiglio Provinciale. Con un unico comune denominatore: lo sport.

 

Ciao Lallo, di nuovo insieme per approfondire altri aspetti della tua eclettica vita da civitanovese. Partiamo dal tuo impegno politico, sempre fervente e di massima trasparenza.

Sono stato Assessore allo Sport dal ’90 alla fine del ’91, con l’Amministrazione a suo tempo formata da Socialisti e Comunisti. Mi occupavo di politiche giovanili e di sport, portando a compimento diverse opere che tutt’ora sono in voga e vengono sfruttate. Penso all’impianto nel Quartiere Risorgimento e alla palestra, alla realizzazione della fase finale e successiva gestione della Piscina a Civitanova Alta con annesso miglioramento dell’impianto di illuminazione, all’impianto di irrigazione automatica del nostro Stadio che tutt’oggi è presente. Ma al di là di questo, avevo molto a cuore il mondo dello sport cittadino e concedevamo patrocinio e contributo a qualsiasi iniziativa fosse lodevole e meritevole ( pugilato, pallavolo, basket e calcio naturalmente ). Senza dimenticare l’attuale campo di calcio di Santa Maria Apparente e l’Arceria dove risiede tutt’ora la Compagnia Arcieri di Civitanova, sottostante la Piscina Comunale. Ma soprattutto con tutti i sodalizi cercavamo di trovare soluzioni concrete e condivise ai problemi.

 

Come consideri la politica dello sport allo stato attuale?

Mio malgrado devo constatare che negli ultimi anni manchi totalmente un progetto organico per lo sport cittadino. Si è sempre navigato a vista e l’Assessorato non è mai esistito realmente negli ultimi anni. Siamo molto indietro rispetto i paesi limitrofi che invece hanno fatto grossi passi in avanti. C’è totale mancanza di un progetto di sviluppo a medio- lungo termine; si naviga a vista e questi sono i risultati. Basti pensare alle condizioni di uno stadio costruito negli anni sessanta e oggi completamente inadatto a categorie importanti; con tribune e spogliatoi impresentabili. Inoltre tutte le altre discipline sportive, i cosiddetti sport minori, sono lasciate a sé e manca in questo modo l’occasione per i giovani di mettersi in mostra nonostante lo sport sia da sempre veicolo di turismo, cultura e impegno sociale.

 

Passiamo al suo trascorso rossoblù. Dal ’81 al ’95 a difendere i nostri colori in varie vesti. Ce li racconti questi anni di gloria?

Ho iniziato a difendere i colori rossoblu nella lontana stagione ’81 – ’82 con triplice ruolo: Allenatore in seconda degli Allievi Regionali, Responsabile del Settore giovanile e Allenatore in prima della Beretti. Erano i tempi di Traini e Torresi e partimmo prendendo alcuni calciatori dal San Marone e alcuni dalla Castellarina di Mariano Ciccarelli, a cui oggi è intitolato l’Antistadio in sintetico. Alcuni di questi calciatori hanno avuto la fortuna e la bravura per arrivare in serie B, C1 e C2.

 

Poi nel 1985 il grande salto. Subentri a Sensibile e da secondo passi al timone della squadra.

Subentrai a gennaio con la squadra relegata al settimo posto, con l’obiettivo play off orami dato per perso. E invece facemmo un girone di ritorno eccezionale che ci portò a terminare il campionato al secondo posto, distanziati un punto dalla vincente Brindisi. Andammo agli spareggi con Teramo e Fano e con quest’ultimi facemmo la finale a Perugia, che pur meritando di vincere perdemmo ai rigori. Ricordo che la città era in trepida attesa, tutti i negozi erano chiusi e molti vennero in terra umbra a sostenere la squadra. Purtroppo non salimmo di categoria per l’errore fatale dagli undici metri al sesto rigore calciato

 

Quindi nel 1990 ancora un subentro. Stavolta a lasciarti il posto fu Bufalari.

Esattamente, anche se gli obiettivi erano diversi. Dovevamo salvarci ma eravamo dati per spacciati dopo neanche il giro di boa. E invece compimmo il miracolo andandoci a salvare all’ultima gara col Chieti, che aveva vinto da quattro gare il campionato. Lo zero a zero finale ci bastò per una salvezza storica.

 

Poi ancora un subentro nel ’95, ma stavolta il miracolo non avvenne e la Civitanovese retrocesse.

Si purtroppo, coinciso poi con la fine di un ciclo con i colori rossoblù. Subentrai ad Aristei ma ebbi solo 6 gare a disposizione e non ho avuto il tempo di tentare l’ennesimo miracolo. Da allora è iniziato il declino che tutt’oggi continua. Ci siamo sempre barcamenati tra Serie D ed Eccellenza, senza più tornare tra i professionisti.

 

Come consideri l’attuale situazione della Civitanovese?

A mio modesto avviso stiamo navigando a vista senza un progetto serio alle spalle che ci possa far tornare in C2. Il Presidente non sembra orientato a fare il grande salto e questo a detta di molti. Peccato perché la piazza lo merita e lo potrebbe sopportare, soprattutto se messa in relazione ad altre piazze molto più piccole che invece sono in C2 o C1 addirittura. Penso a Foligno, Gubbio, Chieti, Lanciano e Giulianova; che ho modo di studiare la domenica nei miei tour alla scoperta di giovani con l’amico Carlo Ripari, allenatore in seconda dell’Under 18 della Nazionale Italiana e civitanovese di nascita.

 

Smesso di allenare nel 2005, ti sei dedicato ad altro. Giusto?

Feci l’ultimo anno da allenatore nel Tolentino in C2, ma per scelta personale ho deciso di rimanerne fuori. Ho avuto offerte anche interessanti, ma adesso preferisco dedicarmi ai bambini poveri delle favelas brasiliane e a quelli dell’Ecuador che assisto come missionario. Il 18 di questo mese partirò per sei mesi e questo mi dà una gioia che nessun campo di calcio può pareggiare. Inoltre abbiamo intrapreso una collaborazione con il locale Comitato Provinciale di Macerata dell’Ente di Promozione Sportiva Alleanza Sportiva Italiana, che ci aiuterà in questa meravigliosa avventura con l’invio di materiale e molto probabile con l’adozione a distanza di un bambino bisognoso. A questo si aggiungerà la collaborazione con la locale R.M. Civitanova nella persona del Presidente Sergio Diomedi, per dei progetti umanitari da sviluppare in un futuro prossimo.

 

Da Allenatore hai riscoperto diversi giocatori e instaurato un metodo di allenamento basato sul rapporto umano. Ce lo confermi?

Molti giocatori dati per finiti con me hanno ritrovato la via del gol e della carriera calcistica. Penso a Calvaresi, Bettella e Bruniera. Il primo che ha giocato per qualche anno in C2 e C1, il secondo al Genoa e il terzo ad Ancona. Il metodi di gestione del gruppo lo impostavo sulla giusta collaborazione tecnico – giocatori, stabilendo con loro prima di tutto un rapporto umano. Nei miei anni come consigliere dell’Aiac Provinciale ho partecipato a seminari sulla psicologia sportiva e ho cercato di mettere a frutto questa esperienza. Sul piano tattico e tecnico ero un fautore dell’allenamento con la palla, dove la tecnica individuale veniva preferita all’aspetto atletico, seppur importante. Ci vuole un giusto mix, ma il pallone non andrebbe mai eliminato dagli allenamenti.

 

Grazie Lallo per la tua disponibilità. Un pezzo di storia della Civitanovese indelebile, che ha reso i colori rossoblù vincenti e sta ora affrontando la partita più dura della sua vita, quella della solidarietà e della lotta alla povertà.

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