Ci sarebbe anche un’azienda della Provincia di Pesaro Urbino tra quelle (quattro in tutto) finite nel mirino dei carabinieri del Nas di Bologna che indagano su un giro di tartufi falsi, fatti pagare come se fossero veri e pregiatissimi. L’operazione ha preso il via in seguito a dei controlli all’interno di ristoranti della provincia bolognese in seguito ai quali sono stati sequestrati tartufi di dubbia provenienza e genuinità. Sottoposti ad analisi sono risultati appartenere ad una specie molto comune e di nessun pregio di provenienza nord-africana, la cui vendita è vietata in Italia. In particolare è risultato che una ditta toscana importava clandestinamente dall’area maghrebina tartufi di nessun valore, per poi venderli alle altre tre aziende che li sottoponevano a lavorazione con l’utilizzo di oli e aromi sintetici dal caratteristico odore. Il prodotto così ottenuto veniva quindi commercializzato, intero o in confezioni sottolio destinate al consumatore, come “tartufo bianchetto”, pregiato tubero il cui valore di mercato oscilla tra i 180 e i 700 euro al kg. Denunciati i legali responsabili delle aziende per frode in commercio.
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