LA CORTE DI APPELLO: “CORVATTA DISCRIMINA I ROM” E LA DESTRA RIMANE SPIAZZATA

La sentenza della Corte di Appello di Ancona, che definisce discriminatoria nei confronti dei rom la delibera anticampeggio varata dalla giunta, demolisce la teoria su cui la destra ha fondato la politica di opposizione a Corvatta. Sono stati silenziati dai giudici i megafoni dei grillini, di Vince Civitanova e Fratelli d’Italia, tutti accumunati dagli stessi toni e che in questi anni hanno accusato il sindaco di non contrastare il nomadismo. Non un solo commento dei campioni della destra, solitamente prolifici di comunicati e post sull’argomento, ha accompagnato la notizia della sentenza che toglie a Corvatta uno strumento amministrativo per combattere i bivacchi. Avrebbero dovuto, a rigore di logica e soprattutto per coerenza con il loro sentire umano e politico, difendere quella delibera, varata per garantire il decoro e l’igiene pubblica sul territorio comunale nei confronti di chi invece si accampa sulle strade e nei giardini. Invece no. Sono stati tutti zitti. La portata della decisione del tribunale ha infatti un grande impatto sulla propaganda della destra. La annulla, ne smonta i cardini su cui si è fin qui sorretta, toglie argomenti agli avversari di Corvatta e sottolinea il paradosso di un sindaco che da solo proverà a difendere quel provvedimento, opponendosi alla sentenza della Corte se ce ne saranno i presupposti giuridici, ma non troverà la collaborazione della destra, che non produce atti ma slogan nella battaglia al fenomeno del nomadismo sia dalle posizioni di governo, quando le carovane di zingari arrivavano a frotte (un’ampia documentazione fotografica smentisce le odierne e fantasioni ricostruzioni di una città ideale con la giunta di destra). Slogan come quelli urlati dai manifesti affissi da Vince Civitanova in cui si si annuncia di voler cacciare i rom e gli abusivi. A parole appunto. Perché le delibere e i fatti invece li fa Corvatta.