LA CATTIVA POLITICA: MILANESE, UN “POSTINO” DA 591MILA EURO L’ANNO. SI INDAGA SULLE NOMINE

milanese03gNelle carte dell’inchiesta napoletana si scava nei conti correnti dell’ex ufficiale della Guardia di Finanza fedelissimo del ministro dell’Economia. Il suo ruolo nella spartizione politica delle aziende Finmeccanica.

Il “postino” della nomine Marco Milanese e il magico mondo, anzi la grande abbuffata, degli incarichi pubblici nelle aziende controllate. Quelle di seconda e terza fascia. Strapuntini, uno alla Lega, due a An, qualcosa alla Margherita senza escludere nessuno. Roba, come precisa Lorenzo Borgogni, il potente addetto alle relazioni esterne di Finmeccanica. «da 12-15 mila euro lordi all’anno». Le1113 pagine di atti allegati depositati dal pm Vincenzo Piscitelli per chiedere l’arresto del deputato Marco Milanese per corruzione e rivelazione di segreto, fino al 28 giugno braccio destro di Tremonti, raccontano un film già visto. Gli atti sono zeppi di indagini contabili e bancarie, riscontri e verifiche, tutti pezzi di un gigantesco puzzle che s’incastrano alla perfezione. Tanto da far scrivere al gip Amelia Primavera: «La richiesta del pm è assolutamente completa, straordinariamente dettagliata, priva di lacune istruttorie e pervasivamente convincente».

LE ANALISI SUI CONTI
Il professor Luigi Mancini, ctu dell’accusa,produce quattro relazioni che analizzano i movimenti bancari dell’ex ufficiale della Gdf, ufficiale prediletto a suo tempo dai magistrati di Mani Pulite, che poi nel 2001 molla tutto e, grazie all’amico di corso Romagnoli socio di studio del professor Tremonti, va a lavorare con il ministro in via XX Settembre. Ma è negli ultimi anni, raccontano suoi ex colleghi, che «Marco deve aver perso la testa». Tanto da diventare uno, si legge negli atti, «amante del lusso e della bella vita», personalità «proclive a delinquere» tanto da asservire la funzione pubblica «a fini privatistici e di guadagno illecito fuori da qualsiasi possibile astratta giustificazione di carattere economico o familiare». Il perito documenta movimenti bancari su quattro conti correnti per circa 6 milioni di euro in soli quattro anni e spese di cinque volte almeno superiori al suo reddito. Numeri che dicono che l’inchiesta è solo all’inizio. Sul conto del banco di Napoli, scrive il perito, «in quattro anni gli introiti sono ammontati a un milione e 809 mila euro mentre le uscite ammontano a un milione e 752 mila euro». Tre conti correnti sono sul Credito Artigiano. Qui le perizie hanno trovato che Milanese ha ricevuto 164.773 euro dall’Alitalia e 245.792 euro dalle Ferrovie. Dalla Rai riceve 130 mila euro e dalla Presidenza del Consiglio160mila euro. Certo, il deputato è un signore che ogni anno, tra Camera, indennità di partito e del ministero, intasca più di 674 mila euro. E tra alimenti alla ex moglie (13 mila euro al mese), affitti (due, il suo e quello di Tremonti, 9.300 euro), spese fisse per barche e Ferrari (27 mila al mese) sborsa 591 mila euro. Resta il dubbio di quelle entrate da Rai, Alitalia, Ferrovie a cui va aggiunto Unire (16 mila euro) e Ina Assitalia (25 mila euro). Alitalia e Fs hanno smentito: «Milanese non è un nostro consulente». Perché allora quei soldi? Occorre indagare, approfondire. Anche perché è già acquisito con buona certezza probatoria che Milanese aveva il vizio di spicciare problemi personali – una volta la barca altre volte le case – pagando i favori ricevuti con nomine in enti pubblici. È successo con Testa all’Enav (inchiesta di Roma) e con il sindaco di Voghera Guido Marchese e il commercialista di Voghera Carlo Barbieri che sono finiti nei cda di Oto Melara, Ansaldo Breda, Ansaldo Energia, Sogin, Sace e Ferservizi.

IL VALZER DELLE NOMINE
Illuminanti sul fronte nomine sono i verbali di Borgogni e Parlato (Finmeccamnica), di Barbara Corbo, segretaria di Borgogni. Raccontano come Milanese fosse il loro interlocutore al Tesoro, incarico dato da Tremonti, per le nomine nella società controllate. Il braccio destro del ministro si occupava di tutti gli incarichi, dalla prima alla terza fascia. Funziona così: i tre ministeri di riferimento, Tesoro, Difesa e Sviluppo economico, indicano i destinatari delle cariche ogni anno quando vanno in scadenza i consigli di amministrazione. Si spiegano così i nomi di “Gatti Giacomo” accanto a La Russa nel cda Wass; quello di Agata Marzola, sempre in quota La Russa alla Selex; quello di Italico Maffini in quota Lega nel cda di Ansaldo energia. Gli atti sono pieni di pizzini e schemi del genere estratti dai computer degli indagati. Una vera e propria spartizione. Milanese a sua volta cerca di spiegare. In un interrogatorio del 29 marzo racconta al pm Piscitelli: «Spesso i nominativi li dannodirettamente al capo di gabinetto perché poi arrivano diversi nominativi, cioè, voglio dire, la Lega ha segnalato Tosi dopodiché arriva coso ma a mela Lega ha segnalato Pincopallino e allora chi è questo qua? Allora chiamiamo, chi è il referente delle Lega? Giorgetti? Scusa Giancà, ma in Finmeccanica chi dovete mettere voi? Ah, ma è Tosi. Giorgetti allora segnala Tosi…Allora dico: bisogna sostituire un nome e vado da quelli della Lega e dico: Mi dai un altro nome? Cioè io faccio veramente il postino». Neanche Alberto Sordi.

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