IL REFERTO C’È MA CERONI ANNUNCIA QUERELA E IL GIORNO DOPO INCOLPA IL PADRE (MORTO)

getcontent28229Fa quasi tenerezza leggere la divertente, puerile e miserabile intervista dell’onorevole Remigio Ceroni a “L i b e ro ”. Un’intervista che ha qualcosa di tragico e di inconsapevolmente spensierato. Un’intervista che non è solo una tenera e menzognera autodifesa, ma un piccolo saggio sulla insostenibile fragilità del reale nell’Italia berlusconiana. Ricapitoliamo le puntate precedenti per chi se le fosse perse. Uno: l’onorevole Remigio propone di modificare l’art 1 di questa vetusta e bolscevica Costituzione che per nostra fortuna ci ritroviamo per abolire i due pilastri dello Stato di diritto (i poteri del presidente della Repubblica e quelli della Corte costituzionale). Due: l’onorevole Remigio ha il diritto di proporre quello che vuole, e noi di raccontare la sua storia di patriarca elettorale cattolico di provincia, tutto dedito al consenso e alla famiglia, (tranne ovviamente – a nostro modesto avviso – quando manda la moglie all’ospedale). Tre: su “L i b ero ” Vittorio Feltri tuona: ma come possono questi cialtroni de “Il Fatto” scrivere simili illazioni senza prove. Quattro: sul medesimo giornale la moglie dell’onorevole Remigio, per salvare il nome della ditta, recita la parte che troppo spesso le donne sono costrette a interpretare di fronte alle violenze interfamiliari: quella della madre riproduttrice, moglie, santa
e martire. Ma quali violenze? “Sono stata in ospedale solo quattro volte per partorire”. Tra poco festeggia le nozze d’oro con l’onorevole, è in prima fila alle cerimonie religiose e quelle con il pennacchio, come potrebbe infrangere questo sogno di decoro provinciale con la sua verità? Cinque: “Il Fatto” pubblica il referto in cui – nella quinta volta che è stata in ospedale in vita sua – la moglie dell’onorevole Remigio denunciava botte da orbi, ecchimosi, contusioni orbitali. Subite da chi? “Sono stata percossa da mio marito ieri alle 22,30 circa presso la nostra abitazione”, spiegava ai medici che si sono limitati a riportare le parole della signora non a suggerirle “scriva lite coniugale “per chiudere la partita. come sostiene l’onorevole. Forse, dopo una simile catastrofe, per non imporre alla signora una terza violenza (tutta psicologica, ma non meno grave) sarebbe stato necessario e auspicabile il silenzio. Ma l’onorevole Remigio ha il collegio, il coordinamento regionale del Pdl, la reputazione, la prima fila delle cerimonie impennacchiate da difendere e una ricandidatura a cui aspirare. E siccome il primo postulato della neolingua berlusconiana è negare sempre tutto, anche l’innegabile, l’onorevole Remigio sceglie di emulare il suo modello. E di gettare nel tritacarne non solo la moglie, ma persino il padre scomparso. La potenza dei processi di autodegradazione, si sa è ineluttabile: se tu hai affermato con un voto solenne a Montecitorio di credere che Ruby era la nipote di Mubarak, puoi dire qualsiasi cosa. E quindi l’onorevole Remigio si “dimentica” di aver affermato (e fatto affermare a lei) che quel referto non esisteva. Adesso dice che sì, effettivamente il fatto è vero, ma lui quella sera era fuori casa. E chi aveva picchiato, di grazia sua moglie, mandandola in ospedale? La prego, implora l’onorevole, non me lo faccia dire. Ma subito dopo ovviamente lo dice: “La nostra è una famiglia patriarcale, di umili origini, ma grandi lavoratori. Abitiamo tutti vicini. C’è stato un litigio familiare, lei ha risposto male a mio padre e …”. (Da notare, la colpa ricade sempre sulla moglie) E? E, spiega l’ineffabile onorevole berlusconiano, “lui forse, offeso, ha reagito” mandando la svergognata contestatrice dei sani principi patriarcali al Pronto soccorso, con venti giorni di prognosi e gli equilibri orbitali alterati. Sei: ovviamente ce n’è anche per la perfida giornalista che ha osato raccontare un mucchio di verità: “Sa perché ha scritto? – chiede l’onorevole alla collega di “L ib e ro ” – perché abita qui, le sue vicende sono note in città e ha agito su richiesta di un mandante preciso e so chi è”. Sette: non essendo la sottoscritta ricattabile e non avendo mandanti se non la verità dei fatti, l’onorevole Remigio risponderà in tribunale di queste miserie (possibilmente senza attribuirne la paternità a parenti defunti). Otto: sarebbe bello che Feltri, i colleghi di “L i b e ro ”, il direttore Belpietro che ha una moglie bella, intelligente, che rispetta come una regina, dopo aver raccolto con la paletta le fantasiose scuse dell’onorevole Remigio- pennacchio-patriarcale, scrivessero anche un paio di righette per dirgli quello che qualsiasi persona di buonsenso (a partire dalla collega Brunella Bolloli) pensa di queste tenere arrampicate sugli specchi: ma vallo a raccontare a tuo nonno o allo zio di Ruby magari per spiegando loro, come scrive un nostro lettore, che l’ha picchiata a sua insaputa .

PUNTATA PRECEDENTE: ARTICOLO DI SANDA AMURRI DA IL FATTO DEL 24 APRILE 2011

Ieri Vittorio Feltri dalle pagine di Libero ha definito l’articolo pubblicato da Il Fatto sull’onorevole Remigio Ceroni (“Vuole riformare la Costituzione e mena la moglie”, questo il titolo) “lacunoso” e privo di “particolari utili per comprendere l’accaduto”. Facendo seguire una serie di domande: “Dove Ceroni ha menato la moglie fino a renderne necessario il ricovero al pronto soccorso? In quale ospedale la poveraccia è stata medicata? Quale prognosi i medici hanno emesso? Quali le cause del pestaggio?”. Concludendo: “Neanche un cenno di risposta ai basilari interrogativi. Pazienza. A volte anche i cronisti provetti e i loro capi lavorano maluccio e con risultati deludenti…” È VERO A VOLTE anche i giornalisti provetti e i loro capi lavorano maluccio ma non è questo il caso, visto che il Fatto Quotidiano ha pubblicato una notizia dopo averla verificata e documentata esattamente come è in grado di dimostrare. “È facile sbagliare -scrive ancora Feltri – l’importante è riparare. Il problema è un altro e ben più grave. La signora Ceroni alla domanda sulle percosse postale da Libero , ha sorriso ed ha risposto candidamente anche un pò stupita e un po’ divertita: “L’unica volta che sono stata in un letto d’ospedale è stato quando ho partorito”. Allora, conclude Feltri, le ipotesi sono due o Il Fatto o la posa del deputato ha detto una bugia pietosa…Quando un parlamentare che fino a un giorno prima era un “signor nessuno” fa una battaglia politica, a prescindere che la faccia al servizio di Berlusconi o meno, è normale che ci si chieda chi sia quest’uomo, che si raccolgano notizie, che se ne tracci un ritratto. E quando si fa un ritratto si può scoprire di tutto. Anche, come in questo caso, che l’onorevole Ceroni ha usato violenza sulla moglie. A quel punto si ha il dovere di pubblicare la notizia seppure non c’entri nulla con la modifica della Costituzione da lui proposta. Lo abbiamo fatto con il dispiacere e la malinconia del cronista che indaga su fatti a volte illuminanti della personalità e del carattere. Non c’è nessun fango. Nelle famiglie accade che si litighi, ma un litigio è diverso dal picchiare la moglie. E nessuno può solidarizzare con chi lo fa. Non crediamo che Feltri picchi o abbia mai picchiato sua moglie e ci stupisce che ci rimproveri di non aver scritto “quali sarebbero le cause del pestaggio”. Perchè – ipotizziamo – se la signora fosse stata sorpresa con un altro uomo, il marito sarebbe stato legittimato a menarla? Poi una donna può decidere di restare con chi vuole ma che il marito parlamentare l’abbia picchiata resta una notizia vera. È QUESTA la ragione per cui non commentiamo le dichiarazioni della signora: “C’è chi si inventa tali falsità e le scrive sui giornali. Tutta pubblicità per mio marito. Lui è un uomo pacifico, inoffensivo. Se mio marito mi avesse picchiato non saremmo arrivati a 38 anni di matrimonio”. Noi comprendiamo il suo stato d’animo, purtroppo, comune a molte donne nella sua stessa situazione. Così come sorvoliamo sulle offese a chi scrive rese ai giornali e scritte su Facebook dalle figlie e ci stupiamo di vedere pubblicata su Libero la foto della famiglia Ceroni compresa quella della figlia minorenne. E prendiamo atto che l’onorevole Ceroni che ha invocato l’intervento del Presidente della Repubblica e del Presidente della Camera, mente quando afferma che si tratta di “volgari menzogne. Non farei mai del male alla donna che amo appartiene alla fantasia di questa giornalista”. E mente quando dichiara che chi scrive ha telefonato a metà paese alla ricerca di gossip. I fatti. La signora Silvia Di Stefano,
moglie di Remigio Ceroni ai tempi sindaco di Rapagnano, l’11 febbraio del 1998 alle ore 9:48:52
riferisce ai medici di guardia del Pronto soccorso dell’ospedale Augusto Murri di Fermo – dove si è recata accompagnata dalla sorella – “di essere stata percossa dal marito” che il fatto è accaduto “ieri alle 22.30 circa presso la propria abitazione”. I medici redigono il referto e lo inviano in copia all’autorità giudiziaria. Questa la diagnosi: “Ecchimosi spalla destra, spalla sinistra, braccio destro, contusione escoriata gamba destra, ematoma gamba destra, ecchimosi guancia destra, ematoma orbitario sinistro, contusione piramide nasale”. E queste le prestazioni eseguite: “Visita medica, medicazione, fasciatura semplice ig tetano bendaggio elastico. Esami richiesti: rx orbita zigomo sinistro ossa nasali più Ect Muscolare gamba destra consulenza oculistica e otorino”. Prognosi: venti giorni. La signora è stata accompagnata al Pronto Soccorso la mattina seguente perché subito dopo essere stata picchiata è scappata di casa facendo perdere le sue tracce. Ascoltata dai carabinieri ha confermato il referto aggiungendo che avrebbe sposto querela nei confronti del marito. Cosa che ha ribadito ad un avvocato da cui si è recata alcuni giorni dopo accompagnata dalla sorella. Questi i fatti: l’onorevole Ceroni
intanto annuncia che querelerà Il Fatto.

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