I MARTEDỈ DELL’ARTE: ANCORA UN GRANDE SUCCESSO

Papetti bis n.1
Ề ormai diventato un appuntamento culturale di successo quello che i Martedì dell’Arte propongono e anche nell’ultimo incontro, dal titolo: “ La storia della vera Croce e la Corte Urbinate”, a cura del prof. Papetti, ha ottenuto una vastissima partecipazione e un altissimo indice di gradimento. Aula consiliare al completo, tanto che lo schermo è stato collocato proprio all’estremità degli scranni per ampliare adeguatamente il numero dei posti che sono stati rapèidamente occupati. Il solito dinamismo iniziale della impareggiabile Anna Donati, complimentata da parte di tutti per il lavoro che sta portando avanti, in collaborazione con l’Associazione Arte e l’Assessorato alla cultura, e che come si sa ha avuto l’ambito riconoscimento da parte del Presidente Napolitano.
La Donati, è stata ben lieta di esprimere il ringraziamento a quanti collaborano all’iniziativa, agli sponsor e ai tanti che stanno rispondendo con entusiasmo agli incontri.
Da parte del prof. Papetti, l’approfondimento del ciclo degli affreschi conservato nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, iniziato da Bicci di Lorenzo, pittore giovane e di notorietà provinciale, e poi realizzato da Piero della Francesca, tra il 1452 e il 1466, che ne fece uno dei capolavori di tutta la pittura rinascimentale. Papetti ha ricostruito i momenti salienti che hanno riguardato quell’opera, che per prima venne esaltata da Giorgio Vasari dopo sessant’anni dalla morte di Piero della Francesca e che poi rimase dimenticati fino al 900, dopo cioè cinquecento anni dalla loro composizione, arco di tempo che purtroppo ha arrecato danni di rilievo in quella straordinaria pittura murale.
Papetti ha attentamente spiegato che quell’insieme di affreschi, che costituiscono il racconto della Croce, non sono posti “secondo un ordine logico – ha precisato il noto critico e studioso marchigiano i – ma cerca di ottenere una loro collocazione simmetrica”, e che dalle scritture emerge che il committente è stato un commerciante aretino, Francesco Bacci e successivamente suo figlio Giovanni, che può aver suggerito a Piero della Francesca il contenuto di ogni singola scena pittorica.
Un racconto, in estrema sintesi, che parte da Adamo dalla cui sepoltura nasce un albero che poi diverrà il legno della Croce del Cristo, che la mamma di Costantino, Elena, riuscì a recuperare in Terra Santa, portando con sé un frammento della stessa che rappresenta una preziosa reliquia che ora si trova a Roma nella chiesa di “Santa Croce in Gerusalemme”, immagine dello stesso Costantino che porta, mentre procede su una cavalcatura, una Croce in mano, come in sogno gli aveva detto un Angelo prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio che si era autoproclamato imperatore.
Immagini, spazi, armature, vestimenti, suggestivi colori di marmi, scorci di edifici dalle linee architettoniche che si rifanno a Leon Battista Alberti, che Piero della Francesca conosceva, che creano una sorta di continuità fra il mondo antico e quello del tempo.
“Una pittura di luce”, ha detto il prof. Papetti, analizzando con amorevole attenzione l’arte pittorica di Piero della Francesca, che si basa sull’idealismo e sulla luminosità. come si è potuto vedere nel ciclo degli affreschi che sono conservati bella cappella maggiore della basilica aretina d San Francesco, il cui restauro, iniziato a partire dal 1991 e che si è concluso da poco, non ha portato al completo recupero delle parti degradate. L’insieme, come si è visto dalle immagini proiettate efficacemente sullo schermo, rappresenta, comunque, la più bella testimonianza pittorica degli affreschi di Piero della Francesca, visitabile solo su prenotazione e versando un piccolo obolo. Una piccola offerta che varrà la pena di effettuare, come potranno constatare quei volonterosi che il 25 ottobre prossimo si recheranno in visita ad Arezzo.
Papetti bis n. 2

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