La reminiscenza scolastica ci riporta a Don Abbondio e al suo latinorum, “un disperato ritratto delle cose d’Italia”, lo definì Sciascia. Quella televisiva rimanda al ritratto a volte caricaturale del Don Camillo, ispirato dalla penna del Guareschi, e ai suoi accesi scontri con Peppone, sindaco comunista di un paese sulla via Emilia. Le cronache ci restituiscono troppo spesso vicende amare che li vedono coinvolti in casi di pedofilia.
Negli ultimi giorni le polemiche si sono accese per l’opportunità o meno di celebrare un funerale sulle note del “Padrino” a quello che era considerato il capo clan dei Casamonica, nella stessa chiesa che negò i funerali a Piergiorgio Welby.
Sono i preti cattolici, coloro che dovrebbero curare le anime dei fedeli per scelta individuale, quindi per vocazione. A loro è dedicato il
#cosechesidicono di questa settimana, di quelli che incuriosiscono più di altri per la sua singolarità, per la sua rarità. “E’ impazzito, si vuole fare prete!”. Ammettiamolo non capita tutti i giorni e sembra che capiterà sempre meno tenendo conto dei numeri in crollo vertiginoso delle vocazioni.
Secondo il servizio realizzato da Il secolo XIX negli ultimi dieci anni il calo di sacerdoti e suore ha raggiunto la percentuale del 50%, in Italia e in altri paesi occidentali. Le ordinazioni sono meno di 400 ogni anno e l’età media dei preti supera i 60 anni. In controtendenza gli Stati Uniti dove si registra un aumento di richieste di iscrizioni ai seminari e proprio quello di Boston, al centro dello scandolo pedofilia, di recente ha dovuto respingere le richieste per il numero eccessivo. Segno positivo anche per i continenti Asia, Africa, Oceania. È in corso un processo di secolarizzazione, diminuisce il numero dei credenti, dei matrimoni religiosi, dei battesimi. Gli scandali sessuali non hanno certo aiutato la buona immagine della Chiesa e la disparità con l’altra metà del cielo non la rende aperta e moderna. Le conseguenze immediate sono gli straordinari per i preti in carica che si devono sobbarcare la gestione di più parrocchie. Papa Francesco si pone il problema pensando di risolverlo attuando alcuni cambiamenti sull’obbligo al celibato e sullo spazio maggiore concesso ai laici che potranno intervenire sulla gestione pastorale e spirituale anche con compiti solitamente propri dei sacerdoti, ma sono soluzioni che allevieranno le difficoltà in modo temporaneo e non definitivo.
Il cambiamento è in atto e sembra inarrestabile e la Chiesa, come ha fatto nei secoli scorsi, dovrà cambiare idea in modo molto più radicale, smentendo la propria dottrina come “immutabile e infallibile” e si dovrà adattare alla realtà se vorrà risorgere dalle sue ceneri.
Al giovane, che ha scatenato la reazione sconcertata di amici e parenti con la sua scelta, non possiamo che augurare che sia frutto di un sentire sincero e profondo che lo porti alla felicità.


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